lunedì 28 novembre 2022

Libri che hanno formato la mia carriera da lettrice e perché


Spesso mi ritrovo a pensare alla mia “carriera” da lettrice. Quando apro un libro nuovo, la mia memoria torna sempre alle mie origini, ai motivi per cui oggi sono qui a fare quello che faccio. Perché leggere è bello anche per questo, no? Ognuno si è approcciato a questo mondo in maniera diversa e contribuisce ad arricchirlo (e ad arricchirSI) in modo diverso.

Per cui, quale modo migliore di cominciare un blog dedicato ai libri, se non in questo modo? Io sono Marty, vi do il benvenuto e vi auguro una buona lettura.

Cominciamo dunque dalle mie radici da lettrice, a tre/quattro anni, quando mio papà mi portava in biblioteca e io sceglievo immancabilmente lo stesso libro pop-up su Pina la topolina. Quello per me all'epoca era un capolavoro di ingegneria che le piramidi dovevano solo accompagnare, e non sapendo leggere, tirare leve e girare pagine era il massimo che potessi permettermi di fare. A mia mamma toccava leggermi le fiabe dalle raccolte che Babbo Natale mi portava per il 25 dicembre, mentre a mio papà toccavano "Pinocchio" e "Il libro della giungla" in volumi sgualciti che erano appartenuti ai miei cugini e a mio papà stesso.

Poi, a sei anni, comincio le elementari, e le mie letture rallentano. A volte mia mamma mi legge dei romanzi che fanno parte di una collana, "V come Valentina", a volte li leggo io da sola, ma comunque la mia esperienza da lettrice è molto, molto scarna.

In quarta elementare, poi, ho avuto la folgorazione. La maestra di italiano, per introdurci il progetto di una biblioteca di classe che sarebbe durata per tutto l'anno, ci chiede quale fosse l'ultimo libro che avevamo letto. Io, non ricordandomelo, me ne sono vergognata profondamente, e da allora mi trascino la passione per la lettura che ancora oggi mi accompagna. Appena arrivata a casa ho chiesto ai miei genitori dove tenessero i miei libri e ho arraffato il primo che mi è capitato sottomano. Il primo libro che ho letto nella mia nuova fase da lettrice è stato un volume di Geronimo Stilton, ma per quello che mi importava sarebbe potuto essere qualsiasi altra cosa: io volevo leggere. Non mi ricordo che titolo avesse, so solo che c'erano due topi in copertina che ballavano in vestiti d'epoca.

In seconda media arriva la seconda grande rivoluzione letteraria, per quello che mi riguarda. In un colpo solo mi avvicino sia ai classici grazie a un laboratorio extrascolastico obbligatorio (c'erano diverse possibilità, io ho scelto quello su Oscar Wilde) che al fantasy grazie a una mia compagna di classe che in quel periodo stava leggendo il secondo volume del ciclo dell'eredità di Paolini. Wilde, e in particolare "il ritratto di Dorian Gray", e Paolini mi hanno aperto la strada a due dei generi che mi accompagnano ancora adesso, dopo undici anni abbondanti, anche se sono ben conscia che il mercato ha ancora parecchio da offrire.

Questo è stato il nodo fondamentale da cui sono scaturiti tanti punti di svolta più piccoli, "orgoglio e pregiudizio”, “cime tempestose”, "il grande Gatsby" (e molti altri) per i classici, "Divergent", "Maze runner" e "Hunger games” per i fantasy. Ogni libro che ho letto da quel momento in avanti è stato una sorta di esperimento, in memoria di quei primi due libri che mi erano piaciuti così tanto.

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