Fortunatamente non è questo il caso, perché "Malice" di Heather Walter, un romanzo fantasy/romantico/LGBT+ scritto nel 2021, fa schifo. Fa talmente tanto schifo che ho dovuto mollarlo al 60% circa per preservare il mio povero cervello dallo scempio che stavo leggendo. Metto subito le mani avanti dicendo che io non sono la massima esperta esistente di questa fiaba, ma un'infarinatura di base a riguardo ce l'ho comunque. Ma un pregio ce l'ha: non mi ricordo quand'è stata l'ultima volta che ho riso così tanto leggendo un libro.
Vediamo nel dettaglio cosa non funziona.
- Lo stile. A onor del vero non so se sia al 100% colpa dell'autrice o anche della traduzione, fatto sta che le descrizioni sono una delle cose più imbarazzanti che io abbia mai letto. Per farvi capire che le mie non sono solo chiacchiere al vento, ci arriva direttamente il testo. L'incipit è questo: "Il campanello dorato allo stipite della mia porta tintinna due volte. Incurvo le spalle per proteggermi dal lancinante dolore che si irradia alla base del mio collo non appena quel dannato aggeggio inizia a suonare." Basta sostituire il campanello con la sveglia e due onomatopeici drin drin e voilà, hai ottenuto l'incipit di una fan fiction scritta male. Oltretutto, ho notato recentemente che i libri scritti in prima persona e con i verbi al presente indicativo hanno iniziato a darmi la nausea, non so se perché è poco realistico che una persona scriva mentre vive le esperienze che sta raccontando o che altro, ma questa è una mia preferenza soggettiva.
- Le ambientazioni. Sarà che, soprattutto verso la fine, ho iniziato a saltare le pagine perché il mio cervello probabilmente stava cercando di proteggermi da quello che stavo leggendo, ma io non ho capito molto delle descrizioni. Complice anche lo stile orribile, io ho trovato molto difficile star dietro a tutti gli spostamenti che la protagonista compie all'interno di un paese anonimo, con vie anonime ed edifici anonimi, tant'è che spesso mi sono ritrovata a chiedermi come la protagonista fosse arrivata in un determinato posto o perché avesse deciso di recarsi lì.
- I personaggi sono caratterizzati uno peggio dell'altro. A partire da Alyce, la protagonista (da cui il gioco di parole Malice, nomignolo spregiativo con cui le sue colleghe si rivolgono a lei, Grazia dal sangue impuro), passando per Rose (l'unica altra collega di Alyce di cui mi ricordo il nome) e Lavender (la “datrice di lavoro" delle Grazie), non c'è un solo personaggio che si salvi: sono caratterizzati male, si comportano tutti, senza eccezioni, come delle bambine di sei anni a cui i genitori non hanno comprato la bambola che volevano per Natale. L'unica che, a onor del vero, mi sembrava abbastanza interessante era Aurora; purtroppo però un solo personaggio scritto "decentemente" non può reggere un'intera opera altrimenti disastrosa.
- Heather Walter è l'erede spirituale di Kerri Maniscalco e palesemente fa i meme. Perché dico ciò? Perché il potere delle Grazie sta nel loro sangue, sangue che usano per usi diversi a seconda della Grazia stessa. Alyce, essendo una meticcia, ha dei doni particolari, malvagi, come far venire le verruche ai gatti. Da qui, da questo potere inutilissimo, posso dire che Heather è l'erede spirituale di Kerri come Alyce è l'erede spirituale di Emilia che preparava la bruschetta caprese. Poi ci sono i meme. Come si chiama la datrice di lavoro di Alyce, Rose e compagnia cantante? Lavender (=lavanda). Come si chiama la struttura in cui loro lavorano? Casa della Lavanda. Imbarazzante a livelli mai visti. I meme lasciamo li su instagram, per favore, non farciamo i libri di trash inutile.
- Ultimo, ma non per importanza, il sistema magico è insulso. Oltre al fatto che i poteri che Alyce scopre di avere non hanno senso (sempre per il discorso delle descrizioni barbine), anche la questione "pozioni" fatte col sangue è un po' insensata. Invece di fare le magie normalmente queste si devono tagliare per mettere qualche goccia di sangue nelle pozioni. Il che sarebbe stato quasi interessante se non avessimo visto questo potere utilizzato solo per far venire le verruche o per tingere gli occhi della gente di un colore diverso.
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