sabato 28 settembre 2024

"Mirai, il sogno del domani" Belle premesse, manca qualcosina nel mezzo ma poi si riprende

𝔑𝔬𝔫 𝔥𝔬 𝔫𝔦𝔢𝔫𝔱'𝔞𝔩𝔱𝔯𝔬 𝔞 𝔭𝔞𝔯𝔱𝔢 𝔩𝔢𝔦, 𝔢 𝔭𝔯𝔢𝔣𝔢𝔯𝔦𝔰𝔠𝔬 𝔣𝔞𝔯𝔪𝔦 𝔠𝔞𝔫𝔠𝔢𝔩𝔩𝔞𝔯𝔢 𝔩𝔞 𝔪𝔢𝔪𝔬𝔯𝔦𝔞 𝔢 𝔭𝔯𝔬𝔳𝔞𝔯𝔢 𝔞 𝔳𝔦𝔳𝔢𝔯𝔢 𝔲𝔫𝔞 𝔳𝔦𝔱𝔞 𝔡𝔦𝔳𝔢𝔯𝔰𝔞, 𝔠𝔥𝔢 𝔰𝔱𝔞𝔯𝔪𝔢𝔫𝔢 𝔮𝔲𝔦 𝔮𝔲𝔦 𝔞 𝔣𝔞𝔯𝔪𝔦 𝔠𝔬𝔫𝔰𝔲𝔪𝔞𝔯𝔢 𝔡𝔞𝔩 𝔫𝔲𝔩𝔩𝔞 𝔡𝔢𝔩𝔩𝔞 𝔪𝔦𝔞 𝔢𝔰𝔦𝔰𝔱𝔢𝔫𝔷𝔞

Lo ammetto: questo libro l'ho sottovalutato.
Per carità, qualche difetto l'ho trovato, però devo ammettere che il risultato finale non è affatto male.
Dato che sono una persona polemica partiamo subito dalle cose che non mi sono piaciute così poi possiamo concentrarci con calma sulle cose bll.
Tutta la parte "sbagliata" secondo me comincia dal momento in cui il libro è autoconclusivo. Secondo me ci stava fare anche in questo caso una dilogia com'è stato per Awen, così da rendere non solo più impattante il colpo di scena che avviene tra la fine della prima parte e l'inizio della seconda, ma anche da poter spiegare più con calma certi ragionamenti che vengono fatte dalle protagoniste femminili, Vera e Iri, e anche gli spostamenti da un luogo all'altro (cosa che si ripercuote anche nella seconda parte, ma non posso elaborare più di tanto per non fare spoiler, se l'avete letto e volete discuterne in privato battete un colpo).
Oltretutto avrei preferito di nuovo un punto di vista interno da parte di Vera, si capisce subito che l'autrice le è più affezionata e che è lei la vera protagonista. So che detto così è brutto ma non trovavo un sinonimo accettabile.
Tutto sommato comunque questo rimane una buona prova di stile e di genere da parte dell'autrice (al netto di una tendenza a mio parere eccessiva alla scurrilità soprattutto da parte dei maschietti e alcune frasi un po' ridondanti), un buon approccio al genere ecofantasy/steampunk.
Il vero punto di forza è costituito dai personaggi, in particolare quello di Vera: sono tutti ben sfaccettati, si fanno delle domande, hanno personalità molto vivide, molto realistiche, e avrei preferito un secondo volume anche per potermici affezionare meglio.
Il worldbuilding è buono, a mio parere la narrazione frammentata in due punti di vista distinti rende più difficile stare al passo con tutto (quando dico che avrei preferito un focus interno intendo esattamente questo: dagli occhi di Vera il lettore avrebbe potuto essere guidato tra gli eventi in maniera più lineare), però non posso lamentarmi: il libro ci mette un po' ad arrivare al nocciolo della questione (tant'è che all'inizio io faticavo a capire perché si stessero facendo tanti preamboli quasi si volesse allungare il brodo) ma dall'inizio della seconda parte in poi quando vengono fatte delle rivelazioni (che io non riporterò per mantenere la recensione il più "spoiler free" possibile) e il libro scorre via in maniera rapida. Parola mia, Mirai è un libro molto scorrevole, tant'è che ho macinato sulle pagine senza quasi accorgermene.
Dicevo, i personaggi. All'inizio confesso di aver avuto un debole più per Iago che per Vera, lui era la persona carismatica, la guida della coppia, il personaggio "splendido splendente" a cui non si può non volere bene. Vera ci ha messo un po' di più a entrarmi nel cuore ma quando l'ha fatto ho capito che pure lei sarà una delle protagoniste che non mi dimenticherò mai più. Lei ha dei difetti, lei ha delle pare mentali, ha dei complessi che la portano a vivere all'ombra di Iri, ed è per questo che loro due funzionano così bene. Se Iago ed Elia li ho trovati un'occasione un po' sprecata per veder rappresentata in un libro non romance una relazione omosessuale (anche se capisco che non era questo il punto della storia ed essendoci "poco spazio" per sviluppare eventuali sottotrame è meglio che non sia stata aggiunta per fare brodo), Vera e Iri sono una rappresentazione perfetta di come si dovrebbe trasporre su carta una storia di amicizia, in cui le due persone coinvolte si parlano, si confidano, litigano, si confrontano e poi fanno pace. Eeasy peasy. Più o meno. Devo ammettere che tutto il discorso che viene fatto al capitolo 30 ha avuto terreno fertile con me, dato che tutti i "difetti" (se così possiamo chiamarli) che Iri rinfaccia a Vera sono quelli che io stessa rinfaccio a me stessa, le paure di Vera sono le mie stesse paure (ma ammettiamolo, chi, per quanto introverso, non le condivide? La totale solitudine fa paura a tutti e l'isolamento dal mondo esterno non è una cosa molto salutare), quindi tutto quel pezzo ha fatto particolarmente male e bene allo stesso tempo. E quando questo "problema" ha una soluzione è tutto bellissimo. Giuro, il pezzo centrale si è ripreso meravogliosamente bene.
Per concludere, il finale è buono, ma di nuovo l'ho trovato un po' troppo frettoloso perché il libro "doveva chiudersi lì". I vari colpi di scena si susseguono uno dopo l'altro, nascono e si chiudono con una velocità che ho trovato quasi eccessiva.
Il libro nel complesso è stato una buona prova che l'autrice ha superato, certo ha qualche pecca (ma ci tengo a ricordare che questa è una recensione e io sono un'umile lettrice, non un critico letterario, quindi quello che ho detto è al 90% soggettivo) ma resta il fatto che è una lettura più che valida: i personaggi sono ottimi e il messaggio che viene passato pure; avrei preferito che fosse un po' più lungo per approfondire meglio il mondo e la sua "struttura gerarchica".

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