Probabilmente sarò molto ripetitiva perché anche per questo volume voglio partire lodando lo stile. Per essere alle sue prime esperienze come scrittore di romanzi, Mattia Manfredonia se la cava più che egregiamente: per dovere di cronaca, ho trovato alcune descrizioni lievemente ridondanti e pompose, ma per il resto lo stile regge benissimo la narrazione soprattutto quando si tratta di riportare le interazioni tra i personaggi e le ambientazioni, rendendo scorrevole la lettura delle 500 pagine di cui il romanzo è composto. Ho trovato in alcuni passaggi quello che a mio parere è un abuso di virgole, ma quella è pignoleria che comunque non intacca in alcun modo la lettura e chiedo umilmente scusa se risulto pedante a riguardo.
Per quanto riguarda i personaggi, oltre a quelli che mi avevano stregata già nel primo volume (uno su tutti Edward) ho apprezzato molto la decostruzione di Cordelia. Il suo essere cattiva ai limiti del razzismo nei confronti di Greta è una sua caratteristica dura a morire, non smette di essere tale solo perché la gente le dice di non esserlo, e il fatto che rimanga coerente a se stessa, almeno su questo aspetto, è un ottimo indice di quanto solidi e realistici siano i personaggi. La seconda sezione in particolare rappresenta un punto di svolta sulla narrazione ed è da lì che i personaggi, Cordelia in particolare, iniziano a mettersi in discussione. Magari avrei preferito che certe cose accadessero un po' prima, ma come si dice meglio tardi che mai quindi io non sono nessuno per lamentarmi.
La struttura investigativa del romanzo regge benissimo il confronto col primo volume, forte anche di tutte le migliorie di cui ho appena parlato e dello stile ottimo (al netto dei piccoli difetti a cui accennavo), e continua a ricordarmi una via di mezzo tra un romanzo sulla stessa lunghezza d'onda di "il nome della rosa" e un'avventura testuale.
Il finale secondo me è stato rappresentato piuttosto bene, anche se non condivido la scelta di spezzare la narrazione sulla battaglia rappresentando quasi tutti i pov (e penso soprattutto a Karjack, il cui unico scopo è dire "sono troppo stanco per combattere, però figo quel personaggio che ha un'abilità nascosta che ci torna molto utile in questo confronto!"), ma a parte questo posso dirmi soddisfatta, ricorda l'eclissi di Berserk in versione più piccola.
Al netto di tutto ciò, tirando le somme della recensione, posso dire che questo libro, per essere il primo scritto dall'autore (e per giunta un sequel) si difende molto bene e non vedo l'ora di leggere altri suoi libri.
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