sabato 5 ottobre 2024

"Shining", Stephen King

 

Nella pagina wikipedia dedicata al film, c'è una sezione che riporta la reazione di King al film, citando le sue impressioni riguardo al personaggio di Jack, che viene definito "completamente pazzo fin dalla prima scena", mentre per l'interpretazione che viene data di Wendy dice che l'attrice "si trova lì solo per strillare ed essere stupida". Ora, per quanto le sue parole riguardo a Shelley Duvall mancano totalmente di tatto le condivido ancora. Il problema arriva quando si parla di Jack.

Nel senso, le cose sono due: o si è espresso male, o le sue parole sono state riportate male. Perché nel libro si vede che è un uomo con dei difetti, che prova a cambiare e a riparare ai suoi errori, ma comunque, come si vede quando vengono condivisi i suoi pensieri, non è proprio il ritratto della sanità mentale. Continua a pensare di ricadere nel vecchio vizio dell'alcol, continua a ricordare il momento in cui ha perso la calma con Danny quando era ubriaco e ha paura che gli possa succedere di nuovo perché, parole sue, quando gli ha rotto il braccio aveva precisamente l'intenzione di farlo. Era ubriaco, certo, ma non per questo meno "lucido". E forse era proprio questo che King intendeva, quando diceva che la pellicola era "fredda". Si concentra solo sull'elemento horror, sul sangue e sugli spiriti e troppo poco sull'aspetto psicologico della questione.

Questa è la parte che forse ho preferito del libro. La distruzione della psiche dei personaggi lì è graduale, parte dalle piccole cose: dalla convivenza forzata tra Wendy e Jack, che già prima erano ai ferri corti per colpa dell'alcolismo di Jack, proseguendo con l'episodio del nido di vespe, per cui Wendy ha un motivo in più per incolpare Jack. Oppure per il fatto che nonostante tutto, Danny continui a preferire Jack a Wendy, per cui lei si sente in un certo modo abbandonata, fino a pensare che diventerà per suo figlio come sua madre è per lei, una persona poco raccomandabile e impicciona, che ficcanasa negli affari degli altri anche quando non le è richiesto.

Per quanto il film mi sia piaciuto, il libro è superiore anche per le spiegazioni che vengono date. Il film tende ad asciugare molto la trama e gli aspetti psicologici della questione, come dicevo, e in particolare mi riferisco anche al potere di Danny e al personaggio di Tony. Nel film, la questione viene trattata con condiscendenza, quasi come se Tony fosse davvero niente più che l'amico immaginario di Danny, mentre in realtà è una presenza ricorrente, di cui Danny ha paura perché crede che prima o poi gli farà del male, percepisce il pericolo che prova in sua presenza. Parlando di Danny, ho apprezzato la sua personalità, il fatto che discuta coi genitori, nonostante sia un bambino piccolissimo e a volte abbia delle uscite che ricordano al lettore quale sia la sua età effettiva, che fanno persino sorridere. D'altra parte 

E poi tutte le tempistiche sono molto più diluite: nel film, sembra succedere tutto in due secondi, nel libro invece passano mesi, ci vuole molto tempo perché gli avvenimenti comincino a prendere la piega macabra che viene ripresa anche nel film. Il vero dramma sfocia solo alla fine, la somma di tante "piccole" cose  che mettono in crisi la coppia e che da fuori potrebbero sembrare come normali litigi di coppia che sfociano poi in due tentati omicidi ma che in realtà sono frutto di entità soprannaturali che operano nell'ombra e portano persone all'apparenza normali (ma forse nemmeno troppo) alla pazzia. È una cosa molto lenta, molto subdola, che opera con una sottigliezza incredibile e che per me è difficile da spiegare a meno che non abbiate letto il libro.

Rispetto al film, sono stata sollevata nel leggere che Dick alla fine sopravvive all'aggressione di Jack. Ci ero rimasta male vedendo che il mentore di Danny veniva spappolato dalla furia omicida di papà Torrance, quindi vedere che lì ha un lieto fine mi ha fatta sospirare di sollievo.

C'è però da dire che il film ha un ritmo più serrato, le informazioni che vengono date sono più precise ed efficaci nell'intento di trasmetterti l'angoscia dei personaggi. Il libro per quanto efficace e "pauroso", per certi versi, è a mio parere troppo dispersivo e le ultime pagine sono state abbastanza lunghe da leggere.

Resta comunque il fatto che questo è uno dei migliori libri di King che ho letto, l'autore è particolarmente forte sulla costruzione della psiche dei personaggi e sulle metafore che ti portano a mettere in discussione te stesso, su come, quello che visto da fuori può sembrare il più ordinario degli uomini (in senso di esseri umani), in realtà sia considerabile un mostro, se messo nelle condizioni "giuste", mentre quello che potrebbe essere considerato un mostro, il diverso, quello che ha dei poteri paranormali, una psiche fragile eccetera in realtà sia il più equilibrato e assennato di tutti.

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