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martedì 10 dicembre 2024

"Fourth wing", perché "la solita solfa romantica trattata male, ma coi draghi" era troppo lungo

Sapevo che questo libro era problematico, avevo letto delle recensioni a riguardo. Questo mi ha fermata dal leggerlo? Assolutamente no, a quanto pare. Ci sono i draghi, quindi io non sono nessuno per esimermi dalla lettura.

Come dicevo, sapevo che questo libro è problematico, ma credevo che i problemi fossero altri (la ship e quant'altro). E invece no, o meglio: non solo. I problemi partono subito, a pagina uno per la precisone. Violet è una ragazza di vent'anni, che si sta allenando da più o meno tutta la vita a diventare una scriba, un'erudita, chiamatela come vi pare. Insomma, lei è la Mary Sue che è diversah dalle altre perché le piace leggere e fare ricerche. È qualcosa di diverso dalla solita solfa? No, ma questa è la parte migliore della storia. Alla fine è un bel tropo se lo sai sfruttare bene, il problema qui è un altro.

Il problema in questo libro è che Violet, invece di fare il lavoro per cui ha studiato per tutta la vita (mi fa ridere che si dica "da tutta la vita" quando questa è poco più di una bambina, ma non importa), viene obbligata a iscriversi a un'accademia per cavalieri dei draghi. Il motivo? Io non l'ho capito, se non si prende in considerazione l'espediente innovativo chiamato "pretesto di trama per far incontrare la Mary Sue col Gary Stu che è anche un malessere perché altrimenti la storia d'amore non può esserci". Sì, potevano usare espedienti alla "Fidanzati dell'inverno", però che gusto ci sarebbe stato ad avere una protagonista che mantiene la sua personalità quando puoi farle fare delle cose che con lei non c'entrano niente solo per farsi salvare dal bad boy di turno? A completare il magico quadretto c'è una sorella maggiore che vuole fare la tipica sorella maggiore protettiva, una madre algida e anafettiva che preferisce palesemente la figlia più grande alla più piccola e il migliore amico di una vita intera con cui la protagonista si può permettere di fare battute zozze.

Facciamo la conoscenza di Xaden, il malessere/love interest wannabe e scopriamo che odia la protagonista perché sì, perché la madre di Violet ha condannato a morte suo padre. Anche qui, avanguardia pura.

In tutto ciò siamo al capitolo tre, forse, e ho il dubbio che il migliore amico di sempre prima o poi diventerà il love interest "finto" perché il triangolo no, non l'avevo consideratooooo. Come se ci fosse una possibilità quando il love interest primario è un malessere. Dico ciò semplicemente perché ci sono tutte quelle situazioni da "ti considero come se fossi la mia sorellina ma in fondo in fondo spero di poter avere una possibilità con te" del tipo "ti accarezzo una guancia", "ti sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio", "ti continuo a ripeterti di andartene perché voglio proteggerti, perché non lo capisci e non mi agevoli?" E, indovinate? È proprio quello che succede! Il problema è che non ho nemmeno la soddisfazione di avere una relazione che poi viene accantonata, perché il loro flirt dura appena una notte, giusto il tempo di un limone e poi il loro rapporto inizia a sgretolarsi in maniera talmente veloce e inesorabile che mi chiedo come fosse possibile che questi fossero amici tanto per cominciare. Migliori amici il che è pure peggio per quanto mi riguarda.

Il tutto per ritrovarsi a scegliere un tipo che la odia perché sì, per colpe che lei non ha e che non l'avrebbero riguardata in ogni caso, solo perché l'enemies to lovers vende tanto. E da persona che ama gli enemies to lovers, leggere le interazioni tra questi due mi ha fatto male al cuore. Lui che assottiglia gli occhi e borbotta, lei che più che guardare il suo corpo bellissimo, purissimo e levissimo e sbavando dietro come le lumache (*wink wink*). Stare nella testa di Violet per l'intero libro è molto faticoso e il fatto che le spiegazioni che ci vengono date sono poche e comunque non hanno senso non aiutano. E il fatto che Dain, il migliore amico, non faccia altro che fare scenate di gelosia quando Violet si confida con lui mentre quando è lui a non dire niente a Violet va tutto bene non fa altro che aumentare la mia rabbia. Violet, poi, da brava Mary Sue, non fa altro che sottolineare come continui a ferirsi nei modi più brutali facendo i compiti più semplici, riuscendo a slogarsi una caviglia una pagina sì e l'altra no, perché la pagina in cui non ce l'ha slogata è perché ha le costole incrinata. Il che di base non è un errore, anzi è corretto che lei si faccia male: innanzitutto perché è in un'accademia militare, in secondo luogo perché lei non ha ricevuto un allenamento pertinente al contesto in cui si trova; il problema è che continua a piangersi addosso ricordando quanto si faccia male, ripetendo ogni paragrafo che lei non dovrebbe trovarsi lì, che dovrebbe stare tra gli scribi, che quello non è il suo posto. E questo mi fa arrabbiare come una iena, perché Violet non ha un vero motivo per stare lì, la sua presenza all'accademia nel quadrante sbagliato non ha senso se non per causare un pretesto di trama in cui lei e Xaden si trovano e si innamorano. L'autrice prova a dare un motivo, ma non si capisce niente (spesso non c'è un nesso logico negli spostamenti spazio-temporali tra un capitolo e un altro, spesso tra un paragrafo e l'altro): come si suol dire, la pezza è peggio del buco.

La trama, come già è comprensibile dal titolo di questo articolo, è la stessa roba trita e ritrita: gli stereotipi di ogni mondo fantasy che vi possa venire in mente (principalmente Harry Potter, Eragon, Hunger Games, la guerra dei papaveri e Nevernight) vengono presi e assemblati male, dalla protagonista che è fragile quanto uno stelo di grano acerbo ma per qualche arcana ragione riesce (conosciuta anche come il potere del bucho de culo) a sopravvivere per poter dimostrare quanto è brava, quanto è cazzuta, quanto è Mary Sue agli occhi di Xaden, il tutto condito da una retorica spiccia che lascia il lettore con un retrogusto amaro in bocca.

Il worldbuilding è confuso, Violet non ha personalità e non ce l'ha nemmeno Xaden, che mi sembra talmente piatto che più di una volta, per un lapsus, mi è venuto da chiamare Rigel. Perché la verità è questa: fourth wing sembra una fan fiction crossover di Eragon e Fabbricante di lacrime che ha preso il lato peggiore di entrambi (come se fabbricante di lacrime fosse un bel libro, ma questo è un discorso che non è il momento di affrontare, adesso).

Se a questo ci aggiungiamo scene di sesso degne dei peggiori bar di Caracas (che io non ho letto, ho solo spulciato qua e là e poi me le sono fatte riassumere ma c'erano draghi in calore, legami mentali che incanalano sentimenti, voglia di sangue e libido) abbiamo la ricetta perfetta per uno dei peggiori fantasy che mi sia capitato di leggere ultimamente.

Da ultimo vorrei parlare del titolo. Il titolo dovrebbe essere la prima cosa su cui cade l'occhio, che deve essere comunque pertinente con il contenuto del libro. Qualcuno quindi mi spieghi che cosa stracavolo vuol dire "quarta ala" e cosa c'azzecca con la storia, perché io non ne ho idea. Aiutatemi, perché in generale questo libro non lo capisco, non capisco quale possa essere la sua attrattiva se non il fatto che succedano cose zozze coi draghi come sfondo.

E il fatto che questo sia il primo di cinque volumi mi destabilizza non poco. Leggerò i seguiti? Probabilmente no, però mi riservo di cambiare idea nel momento in cui avrò voglia di leggere un libro trash "a tempo perso".

2 commenti:

  1. Risposte
    1. Purtroppo sì. Però d'altra parte senza questi libri non mi divertirei così tanto a scrivere recensioni e non apprezzerei così tanto i libri che invece mi piacciono, quindi guardo il lato positivo

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