giovedì 28 novembre 2024

Speciale due anni di blog. Libri di serie a e di serie b: il romance e classismo

Sui libri nel corso del tempo ne ho sentite tante.

"Se leggi fantasy non va bene perché non sono libri seri."

"Se hai una certa età e leggi narrativa (di qualsiasi tipo, N.d.R.) vali meno, devi passare ai saggi".

E, in tempi più recenti, "i romanzi rosa sono dei porno".

Ciclicamente la critica nei confronti della letteratura di genere (o meglio di alcuni generi) torna sempre, è una moda dura a morire e sta diventando sempre più subdola e sempre più articolata, con annessa citazione a cazzo di cane di articoli contenenti dati che non vengono contestualizzati, si mascherano numeri sterili per "opinioni personali", non vengono fatti esempi e tutte le "critiche" sono effettivamente opinioni personali sono fatte passare per verità assolute in cui chi fa la critica passa per il nuovo guru della letteratura mondiale, dicendo che i romanzi rosa sono, tra le altre cose, banali, che sfruttano gli stessi tre archetipi e hanno "poca rappresentatività", qualsiasi cosa voglia dire. A tal proposito dunque voglio proporre degli spunti di riflessione: perché i gialli, che si basano sullo stesso principio, sfruttando archetipi e cliché non vengono criticati così tanto? Perché non sono destinati a un pubblico principalmente femminile quindi vengono considerati meno "frivoli"? Perché i romanzi rosa vengono definiti "diseducativi" (posto che un libro possa educare qualcuno) mentre gli horror e i thriller non fanno inarcare nemmeno un sopracciglio a nessuno? Forse è perché nessuno, dopo aver letto un horror, si sognerebbe mai di compiere le stesse azioni che ha "visto"? Io dopo aver letto un thriller non ho l'inspiegabile voglia di ammazzare qualcuno, così come dopo aver letto un romance non ho voglia di limonare il primo (o la prima) che passa per strada. Quindi perché si ritiene che il lettore medio sia abbastanza sveglio da capire che quello che ha letto in un thriller è finto mentre in un romanzo rosa no?

Piccola premessa prima di iniziare a parlare effettivamente di ciò di cui devo parlare: io non sono un’esperta di romanzi rosa, ne ho letti pochi, al liceo ho recuperato qualche titolo in più ma erano tutti classici e io ero molto immatura per poterne fare una critica articolata, quindi non sono la persona più titolata a difendere o recriminare contro questo specifico genere. Spero che nel periodo che trascorrerà dal momento in cui sto scrivendo questo speciale e il momento in cui lo pubblicherò sarò riuscita a leggere più libri e più articoli a riguardo così da potervi restituire una visione più completa, se così non fosse seguite sempre le mie direttive: prendere queste parole come i vaneggiamenti di una povera anima in pena che ha ha assistito a dei torti contro un genere letterario e si sentiva in dovere di dire la sua.

Seconda, piccola postilla: in questo articolo non verranno citati dati e altre baggianate del genere: la lettura non può essere ridotta a numeri e percentuali, trovo ridicolo che vengano tirati in ballo (sbagliando a interpretarli, tra l'altro) per cercare di avvalorare la propria tesi. Qui ci saranno solo esperienze personali, mie e di altri lettori, i "fatti" dritti per dritti. Nient'altro che "fatti" (tra virgolette perché lo sappiamo bene che quando si parla di libri non si può essere obiettivi). Oltre che, certo, le parole di altri lettori ed esperti del settore che però questo sono: parole. Non dati. Ridurre i libri a numeri è abbastanza agghiacciante, onestamente non ne vedo il motivo.

Il video che ha dato il "la" al mio articolo è questo e qui ho cercato di dire la mia sulla vicenda.

Innanzitutto ho visto in generale una certa confusione sul ruolo della letteratura all'interno del panorama culturale. I libri sono morali o no? Bisogna insegnare alla gente il senso critico così che non rischino di romanticizzare roba che invece non è romantica per niente?

A scuola si possono anche insegnare le basi, gli archetipi, ma siamo davvero così sicuri che la gente romanticizza cose che non sono romantiche nella vita reale? Per esempio, io quando leggo considero il contesto del libro, quando dico che mi piace un personaggio lo dico nell'ottica delle decisioni che prende lì, fermandomi a riflettere "a mente fredda" mi rendo conto se un personaggio è effettivamente una brava persona oppure no. E sono sicura che anche chi legge romanzi rosa fa il mio stesso ragionamento (almeno spero). Comunque leggere romanzi impegnati non ti definisce persona più intelligente di chi legge libri romance, a maggior ragione perché, secondo i dati che vengono snocciolati nel video che vi ho condiviso, la stragrande maggioranza della gente che legge romance è composta da donne adulte, quindi si suppone che abbiano un senso critico abbastanza forte da non essere facilmente influenzabili da un libro.

E ciò non vuol dire che i libri non abbiano un loro target. Non nel senso che una persona a quarant'anni non può più leggersi "Geronimo Stilton" perché è troppo grande, ma forse a una bambina di dieci anni non consiglierei di leggere un dark romance. Perché se è vero che il senso critico non si può insegnare, è vero anche che la maturità emotiva di una persona si evolve col tempo, quindi può essere che una bambina di dieci anni alle prese con un dark romance non solo non ci possa capire niente, ma magari ci trova scritte delle tematiche forti che possono avere un impatto forte sulla sua giovane mente. Ma forse detto da una che a dodici anni si divorava Oscar Wilde questa osservazione non fa troppo testo.

Ma mi sto dilungando troppo: armiamoci di Santa Pazienza e cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

Partiamo dalla critica che i romanzi rosa sono praticamente dei porno: qualcuno mi deve spiegare che problema c'è a questo mondo coi porno. È forse il fatto che creano dipendenza? Che in qualche modo rilasciano ormoni per cui noi ci sentiamo assuefatti e quindi non andiamo a cercare altre persone? Qual è il collegamento per cui un libro e un video zozzo sono assimilabili? In ogni caso, non siamo (io e le mie personalità) qui per giudicare gli interessi del lettore nel suo tempo libero. Non sono io la persona giusta per dare giudizi morali e, nei limiti della legalità e sempre posto che non si parli dello sfruttamento umano, non sono un problema mio. Detto questo, qualcuno mi deve spiegare perché viene utilizzata la parola “pornografia” con tanta leggerezza, usandola come dispregiativo per un’intero genere (poi “porno per donne” cosa vuol dire? Che le donne non possono usufruire dei porno? Non lo so, ma questa cosa mi lascia comunque perplessa). Come dicevo prima, porno non è necessariamente sinonimo di sfruttamento, ma purtroppo molte realtà lo sono e, per citare il blog “ultima pagina” che il 5 giugno 2024 ha fatto uscire un articolo splendido sull’argomento (qui il link): “In una produzione scritta, anche se esplicita dal punto di vista erotico, non c’è una persona fisica che viene sfruttata o degradata, per quanto magari vengano descritti dei rapporti discutibili.” Anche le ragazze del podcast Radio 3/3 parlano dell'argomento nel loro primo episodio, che vi condivido così vi fate un'idea anche della loro opinione, parlano dell'argomento in maniera esaustiva e puntuale.

Tornando alla banalità della narrativa rosa più commerciale, chi muove critiche al genere che concezione ha in testa della lettura? Che sia tutto complicato e machiavellico, che tutto debba far riflettere e niente possa essere semplice ed emozionare proprio per questa semplicità? Perché ho come l'impressione che la serialità con cui escono questi prodotti (che sono troppi, forse, ma non è il mio ruolo dirlo, non compilo statistiche per l'editoria e non so a che punto si può dire che il mercato è saturo, anche perché mi pare che la gente compri e legga questo genere di libri e sia una fedele affezionata della narrativa rosa, quindi sembra che il mercato sia tutto fuorché saturo) dia fastidio ai lettori più snob, che muovono come critica il fatto che le trame siano fin troppo semplici. Uno dei punti chiave delle commedie romantiche (e delle commedie in generale) è il lieto fine: seriamente, cosa ci si aspetta che succeda alla fine di un libro rosa, se non che i due protagonisti finiscono insieme? Va bene, le eccezioni ci sono, ma sono, appunto, eccezioni (dovute al fatto che, per esempio, si vuole scrivere un sequel e perché non tutte le storie d'amore finiscono bene quindi ci sta che si vogliano rappresentare anche altri tipi di relazione oltre a quello felice in cui tutto va bene nonostante le difficoltà eccetera), la "regola" è che il finale sia felice. Così come nei gialli si presuppone che il mistero sia risolto e negli horror che lo spirito maligno venga sconfitto al prezzo della morte di qualche personaggio. Anche i fantasy, che alcuni hanno definito esenti dagli archetipi, ne soffrono forse più degli altri generi perché sono il risultato di miscele di altri generi ed esperimenti durati secoli. Per citare "La locanda dei cuori solitari", di cui farò accenno anche nella seconda parte dell'articolo, "[le commedie romantiche] sono le fiabe dell'era moderna, dove tutti hanno lavori stimolanti, casette linde e colorate e neanche l'ombra di un problema realistico." E per una volta ci sta staccare la testa dalla realtà e leggersi una storia per passare il tempo.

Quindi tutto questo è per dire che non esistono libri di "serie a" e libri di "serie b", perché ogni genere "risente" di una serie di archetipi che sono il frutto di un'evoluzione durata anni e che è data anche dal mercato, dei gusti personali, di quanto veniamo influenzati da pubblicità, booktok, bookstagram e chi più ne ha più ne metta. I lettori spesso comprano qualcosa che li fa stare bene, qualcosa che sanno già dove li porterà, è una cosa che dura da sempre e che non vale solo per i libri. Quando ancora i romanzi uscivano a puntate valeva questa cosa, valeva coi film western negli anni ‘50, i film "di genere" eccetera. E soprattutto vale per qualsiasi tipo di libri. Quando leggo un romanzo di Jane Austen io mi aspetto esattamente lo stesso tipo di "emozioni" che mi suscita la lettura di un romanzo rosa indipendentemente dal periodo storico in cui sono usciti, e io in tutta onestà non capisco (al netto di uno stile migliore rispetto ad alcuni dei romanzi rosa moderni e più commerciali) quale sia la differenza tra leggere un suo romanzo e uno di, faccio un esempio puramente “casuale” che sicuramente conosciamo tutti, di Erin Doom. E di nuovo, sono ben conscia che sembra che il genere romance ultimamente sforni soltanto libri bruttini, libri "usa e getta" frutto della lettura veloce a cui ci ha abituati il booktok, ma solo perché siamo troppo pigri per cercare libri più belli, libri che parlano di tematiche importanti, come per esempio le malattie mentali (perché no, i romanzi rosa non parlano solo di gente che deve fare roba zozza entro fine libro). L'importante è che il finale, per citare il podcast 3/3, sia positivo per entrambi i protagonisti. Non devono per forza finire insieme, ma devono aver imparato qualcosa su se stessi e sul proprio (ex)partner. I problemi di stile ci sono sempre stati e sempre ci saranno, se leggendo abbiamo incontrato problemi di editing il problema non è (solo) dell'autore, ma anche (oserei dire soprattutto) di chi non lo corregge (a monte la casa editrice e a valle le recensioni che esaltano un dato libro senza tenere conto delle sue criticità: è giusto e sacrosanto dire che un libro ci è piaciuto ma nel momento in cui si scrive una recensione -che il lettore non è obbligato a scrivere, sia chiaro, l'unico obbligo del lettore è quello di leggere- dovrebbe essere il più completa possibile, ma non sempre lo è). Io sono la prima a trovare criticità nei romanzi rosa, almeno quelli più commerciali che vanno di moda sui social adesso (dato che il video di cui parlavo prima si concentra principalmente su questa categoria di romanzi), ma mi rendo conto che nel 90% dei casi sono dettate dal puro gusto personale (il restante 10% è dato da un fattore più "oggettivo" che tiene in conto di fattori come per esempio lo stile o chiare fallacie logiche nei ragionamenti dei personaggi, ma io non sono un critico letterario quindi la mia recensione oggettiva conta fino a un certo punto).

Spostandoci sul piano "pratico" della vicenda, con molta umiltà ora mi permetto di consigliarne alcuni tra i migliori che mi sia capitato di leggere ultimamente.

Innanzitutto partirei dai romanzi rosa che io definisco "puri", non romantasy, non romanzi thriller/horror in cui c'è anche una componente romantica. Io intendo proprio le storie d'amore, romanzi che hanno come tematica portante l'amore tra due personaggi, la coppia e tutto quello che vi pare, e partirei consigliando "Riot" di Edith Joyce, un'autrice italiana che con questa vede la sua seconda pubblicazione. Riot è una storia di guerra, di lotta popolare, ambientata per le vie di Derry, un paesino irlandese in cui quattro bambini del Bogside, il quartiere povero, crescono in mezzo ai riot, le rivolte che danno il titolo al romanzo. Ci sono state un paio di occasioni in cui ero commossa, parola mia: questo libro vi spezzerà il cuore per quanto è bello; poi abbiamo "Fragili scintille" di Francesca Ventura, un libro in cui si mescolano temi importanti quali la salute mentale, i disturbi alimentari, il lutto e la dipendenza affettiva da persone tossiche. Tutto è trattato molto bene e con una delicatezza incredibile e, al netto di un finale che ho trovato un po' troppo affettato, l'ho trovato uno dei libri rosa più dolci e scritti meglio che mi sia capitato di leggere. Di Sarah Waters (di cui parleremo -io e la mia megalomania- anche un po' più avanti) c'è "Ladra". Prendete Oliver Twist come base, metteteci una spruzzata di "sei di corvi", but make it gayer. E ottenete questo libro che è un gioiellino di romanzo. Perché un altro punto sollevato dal video incriminato che mi ha dato l'idea per l'articolo è che non c'è abbastanza rappresentatività, nei romanzi rosa, delle coppie non eterosessuali. Altro romanzo storico che mi sento di consigliarvi con molto calore è "L'amore al tempo della musica" di Giulia Esse, che ha dei tropi che io amo leggere (tipo l'age gap, la forced proximity eccetera). Avrei preferito che fosse un pelino più lungo per sviluppare meglio alcune tematiche, ma resta il fatto che gongolavo come una quindicenne, leggendolo. Sulla stessa lunghezza d'onda c'è "Georgiana" di Deborah Begali, mentre una commedia romantica che mi sento tantissimo di consigliarvi è "la locanda dei cuori solitari" (di cui parlavo già poco fa): una coccola che fa bene al cuore, che tratta sì dei temi importanti ma che per una volta consente al lettore di staccare un po' il cervello dalla realtà passando delle ore piacevoli, divertendosi e ridendo un po'. Non tutto dev'essere per forza un mappazzone, e al netto di dialoghi un po' troppo macchinosi, questo libro è un ottimo prodotto. Se siete fan delle letture stagionali, "La locanda dei cuori solitari" è il romanzo perfetto per il periodo natalizio, sorseggiando una cioccolata calda e scaldandosi i piedi con dei calzettoni di lana. Gioca tanto sui cliché, questo è il suo punto di forza, e la chimica tra i protagonisti è perfetta: sono talmente complici che non sembrerebbe nemmeno che si conoscono da meno di una settimana. Vero Sanctuary of the Shadow? VERO (se vi state chiedendo il perché di questo mio odio viscerale verso quel libro andate a leggervelo e poi ne riparliamo. Qui intanto vi lascio la mia recensione per farvi un'idea in più)?

Spostandoci verso un altro genere di romanzi rosa, faccio un'ammissione: io amo i romanzi gotici. Tutti ad eccezione di Jane Eyre, perché trovo insopportabile il personaggio di Rochester, nulla più. Se ci fosse stato un interesse diverso avrei amato alla follia questo libro, ma con quel teppista di Edward Rochester la lettura del libro è durata quattro mesi. In ogni caso i romanzi gotici che ho amato sono ben altri. A capeggiare il tutto c'è "l'ospite" di Sarah Waters, in cui la storia d'amore tra i due protagonisti si sviluppa abbastanza "di fretta" ma comunque fa solo da contorno per la storia principale sulla vera protagonista della storia, la casa che, come ogni gotico che si rispetta, contiene un segreto, e non è dato sapere al lettore se ci sia davvero una presenza o se tutto sia solo frutto di una suggestione dei suoi abitanti, che finiscono per cedere alla spossatezza, e il finale in questi casi non è mai felice.

Poi abbiamo i retelling. I miei cari frenemies. Trovarne di belli è difficile, ma io sono qui per regalarvi qualche chicca che a me è piaciuta molto. Al primo posto abbiamo senza ombra di dubbio la saga degli "Dei della nuova Era" di Giulia Calligola composta da "Il giudizio di Persefone" e le due novelle "Come la luna e le stelle" e "l'anima dell'acqua" due storie brevi e molto commoventi che si dispiegano nello stesso universo narrativo rispetto all'opera principale. Sullo stesso piano c'è anche "Lore Olympus", un altro retelling del mito di Ade e Persefone che mi ha scaldato l'anima e il cuore, con uno stile di disegni molto particolare ma una trama molto solida che mi ha coinvolta tantissimo. Poi abbiamo i romanzi di Lavinia Vi, "My dead Orpheus" e "My Cursed Calypso" retelling del mito di Euridice e Orfeo, young adult molto carini e curati (tenete conto che sono pur sempre young adult e che io li ho letti all'incirca verso la fine del liceo e l'inizio dell'università, però credo che siano qualitativamente migliori rispetto ad alcuni che circolano ultimamente). Come non citare poi Engaged, che tratta molte sfaccettature della tematica, dall'amicizia al rapporto tra fidanzati, anche fuori dal matrimonio. Il tutto ambientato in Italia. Nel '600. Manzoni è stato cieco alle possibilità perché era un uomo molto religioso, quindi io sono grata a Engaged per aver riscritto questa storia.

Poi ci sarebbero un sacco di altri sottogeneri, come gli young adult fantasy (il migliore che ho letto è "Il profumo del fiore del pruno" di Giulia Licciardello), i dark fantasy (sì, ci possono essere delle tematiche d'amore molto forti anche lì, se non ci credete vi consiglio di leggere "La bellezza del vuoto" e "Trecento danze" di Giulia Calligola), i fumetti, i manga, i danmei e quant'altro, però vuoi per inesperienza vuoi per una questione di spazio (verrebbe un articolo troppo lungo altrimenti, e in effetti è già lunghissimo così) preferisco non trattare l'argomento ora. Se volete una "parte due" in occasione di un altro speciale, in futuro, battete un colpo. Se siete interessati mi informerò meglio e poi mi impegnerò per scrivere un altro articolo-

E poi arriviamo alla conclusione di questo articolo con l'ultimo punto della storia. Il classismo nella cultura. Probabilmente mi ripeterò, ma se posso ampliare concetti già espressi ben venga, perché questo è uno dei punti a cui tengo di più. Nella cultura in generale c'è questa strana concezione che bisogna ficcare il naso nelle passioni degli altri, nei gusti degli altri. Se leggi fantasy e non sei un bambino delle elementari non va bene, sei troppo grande. Se leggi romanzi rosa e non sei una liceale (sì, una… sia mai che un uomo, nella sua immensa virilità, legga quella robaccia, no?) non va bene perché o sei troppo grande o non sei grande abbastanza. Addirittura ho letto una volta qualcuno che diceva "se hai superato i 25 anni e leggi solo narrativa è come se dici che ti piacciono i film e poi guardi solo film della Marvel". Come se tutti dovessimo essere i nuovi Umberto Eco, Stephen King o Roberto Saviano. Insomma non dobbiamo essere i nuovi autori di best sellers o eccelsi critici letterari, no? Come se la scuola non ci sfiancasse già abbastanza con libri di una pesantezza allucinante e che spesso e volentieri siamo troppo piccoli per capire o anche solo per goderci a un livello infantile, che uccide la nostra curiosità nei confronti della cultura e della letteratura in generale (e lo dico da laureata in lingue con una magistrale in letterature straniere, oltre che da lettrice, quindi accannate a dire che non so di cosa sto parlando, lo so anche troppo bene, questa è perfettamente la mia cup of tea). La cosa che mi dà più fastidio è che i cosiddetti intellettuali, in un paese in cui c'è bisogno che si parli di libri come dell'aria, nel momento in cui uno parla di libri e lo fa con passione si mettono a fare polemica perché non sta bene il tipo di libri di cui si parla. Io difenderò sempre il diritto del lettore di fare quello che vuole del suo tempo libero, soprattutto perché ho notato che ultimamente si tende a perdere di vista il fine generale della lettura: divertirsi.

Perché questo è quello che secondo me intendeva Oscar Wilde quando diceva che i libri non sono morali o amorali, ma belli o brutti: i libri non ti devono insegnare niente, non devono per forza piacere a tutti e non bisogna avere chissà quanto senso critico per capirli; esistono solo i libri editati bene e quelli editati male (e riusciamo tutti a immaginare a quale CE sto pensando mentre scrivo che ci sono libri editati male).

Il mio sproloquio per questa volta finisce qui, ci sono ancora tantissime cose di cui vorrei parlarvi di cose di cui parlare sono ancora tantissime ma me le tengo da parte per una futura seconda parte in cui analizzerò più titoli e più tematiche. Perché non ho parlato di un sacco di roba di cui ahimè non ne so ancora abbastanza, come accennavo già prima. Voi nel frattempo fatemi sapere con un commento o un messaggio privato su IG cosa ne pensate, consigliatemi cose di cui vorreste sentirmi parlare, se volete una parte due di questo articolo (o magari anche no), altre tematiche di cui vorrete leggere la mia opinione e che mi vorreste sentire approfondire, fate polemica, litigate con me fate quello che vi pare. L'articolo è in mano vostra, trattatelo come più vi piace. Nel frattempo ci ribecchiamo presto con temi più leggeri e una nuova recensione.

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