giovedì 22 dicembre 2022

“La repubblica del drago” e i suoi problemi

 

Titolo: La repubblica del drago (la guerra dei papaveri #2)

Autrice: R. F. Kuang

Genere: Narrativa fantasy, Fantasy epico, Fantasy storico

Anno e casa di pubblicazione: 2019, Mondadori

Prezzo: €22,80






Per questo libro provo sentimenti contrastanti, per diversi aspetti. Il primo mi era piaciuto parecchio, non mi aveva ossessionata come mi sarei aspettata da un libro fantasy, ma comunque era stata una lettura godibile e impacchettata parecchio bene. In questo però, nonostante rimanga più o meno sulla stessa linea del precedente, ho riscontrato alcuni problemi che mi hanno fatto capire perché il primo volume di questa saga non mi ha appassionata così tanto.

In particolare sto parlando dei personaggi, Rin in primis. Lei è il classico esempio di protagonista che non sa fare la protagonista. Non si sa bene perché sia lì a fare quello che fa, perché diventi il capo dei cike quando molti altri soldati, Chagan in primis, siano più esperti di lei e proprio perché più esperti non ho capito perché la stiano ad ascoltare (Chagan infatti spesso prende il suo posto al comando). Non capisco perché lei evolva così poco, perché nonostante sia a conoscenza (per sua stessa ammissione) di tutti i suoi difetti non faccia niente per correggerli. Continua a cercare l'approvazione degli altri e piagnucola quando le viene detta la verità, ovvero che deve crescere (Chagan da questo punto di vista è stato il mio eroe). Anche Nehza si salva, era uno dei miei preferiti nel libro prima e su questo si è riconfermato uno di quelli costruiti meglio insieme anche a Kitay.

Poi la lunghezza. Questo volume conta cinquanta pagine abbondanti in più del primo, e se già “La guerra dei papaveri” era eccessivamente lungo, ricco di dettagli e sembrava quasi “stonare” con l’inesperienza dell’autrice alle prese col suo primo romanzo, questo è addirittura peggio. Si vede che la Kuang si sia impegnata, creando un universo con personaggi molto umani e una politica piuttosto solida e sfaccettata, e infatti la costruzione del mondo è stata una delle cose che ho apprezzato di più del romanzo e ha contribuito a non far precipitare la recensione dalle stelle alle stalle, però le chiacchiere inutili e ripetitive (del calibro di “perché sei così sicuro che vinceremo?” “perché credo che quel popolo se la farà sotto. Stai tranquilla vinceremo”, semicit, giuro che i dialoghi erano più o meno tutti così) che vertevano intorno ai soliti quattro argomenti a una certa sono diventate insostenibili, e attorno alla metà del libro ho iniziato a saltare le pagine, leggendo solo qualche riga del capitolo: inutile dire che non mi sono persa niente, la storia era comunque comprensibilissima.

Mi dispiace constatare che questo si sia perso un po’ per la tangente, inserendo dettagli inutili e con perifrasi altrettanto inutili, giusto per tirare le cose alla lunga. Gli ho dato tre stelle solo nella speranza che migliori col terzo volume. Completerò questa saga? Al momento non lo so, se lo farò sarà solo tra molti mesi e per amor di completezza, previa digestione dei primi due mattoni.

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