Autore: Jay Kristoff
Anno e casa di pubblicazione: 2016, Mondadori.
Prezzo: €17,00
Prima di cominciare con la recensione vera e propria, una premessa: considerate questa recensione come una sorta di "reazione". Molte delle cose che vedrete qui le ho scritte man mano che leggevo il libro, per rendere la recensione più "realistica" e soprattutto per non dimenticarmi le cose importanti che c'erano da dire.
Buona lettura.
Dire che per questo libro avevo aspettative altissime sarebbe riduttivo. Avevo aspettative talmente alte che, quando alcune ragazze con cui ho parlato mi dicevano di stare attenta, che questo libro non era poi sto granché, io non ci volevo credere. Tutti ne parlavano talmente tanto bene, con recensioni così entusiastiche che non potevo capacitarmi di come un libro tanto osannato potesse essere mediocre o addirittura brutto. Dire che questo libro mi abbia delusa tuttavia è improprio. Ci sono delle cose che funzionano più o meno bene, altre che non funzionano proprio per niente.
Partiamo dallo stile di scrittura. Io onestamente non so se sia colpa della traduzione (e di sicuro è anche così: non mi dimentico quel "e anche se avrebbe potuto" di pagina 25), ma non mi sono piaciute altre cose, che sicuramente anche in originale erano così. In primis i flashback. In genere io detesto quando interrompono la narrazione per raccontarti qualcosa che è successo nel passato, ma se lo mantengono in unico blocco omogeneo ristretto a una sola area del libro e funzionale all'andamento della trama può anche essere quasi godibile (alla Berserk, per capirci). Qui invece si continua a fare avanti e indietro tra passato e presente, in un vortice forsennato che mi ha dato l’emicrania. In secondo luogo, la rottura della quarta parete è da cavarsi gli occhi. Sembra quasi che Kristoff sia alle sue prime esperienze con la scrittura e non sappia bene come destreggiarsi nella stesura di un romanzo, scegliendo le opzioni più semplici per gestirlo. Le note a piè di pagina, poi, denotano un'incapacità di sostenere un dialogo e delle descrizioni in cui vengono fatti degli "spiegoni" organici e coerenti. Nel tentativo di sembrare simpatico, l'autore ne inserisce a bizzeffe, risultando solo stucchevole. Però dal 30% circa in avanti sono riuscita a ignorare le note e i flashback si sono ridotti, quindi ho fatto meno fatica a leggerlo. Stonano comunque certi controsensi che vengono presentati come cose perfettamente logiche (per esempio si dice che quando una nave attracca per fare rifornimento, l'equipaggio non scende. E chi fa rifornimento allora?)
La trama ci mette tanto, davvero tanto a ingranare, tant'è vero che, dopo una cinquantina di pagine, quando mi è stato chiesto a che punto della storia fossi arrivata, non sapevo cosa raccontare, perché in cinquanta pagine gli unici fatti rilevanti sono stati l'uccisione di un gattino e una scena di sesso scritta male. Infatti si può considerare che sia successo qualcosa solo dal 35% in avanti, davvero troppo in ritardo rispetto a quando sarebbe consono.
I personaggi poi sono di una piattezza disarmante. A partire dalla protagonista, Mia, che è l'emblema stereotipato della protagonista di un libro fantasy. Non ha una personalità sua, è uguale a quella di mille altre persone di mille altri libri che ci portiamo avanti da vent'anni a questa parte. Tric è una macchietta, l'unica sua utilità è di fare da love interest per Mia; tra i due c'è poca chimica, non c'è un minimo di tensione che ti porti a volerli vedere insieme e ogni cosa che succede è parecchio telefonata. E succede tutto nell’arco di due pagine, senza che i due si siano conosciuti in alcun modo perché si sono visti per la prima volta il giorno prima, e quindi non c’è nessun motivo plausibile per cui lui sia già innamorato di lei.
Tornando alla trama, mi ha fatto un ribrezzo indicibile il momento in cui l'insegnante di "seduzione" fa notare a Mia di essere poco attraente e per questo le sue fattezze dovessero essere cambiate (per amor di precisione non solo le sue ma anche quelle degli altri accoliti). Invece di insistere sui suoi punti di forza e sul fatto che per una volta c'era davvero una protagonista che non è altissima purissima e levissima, si decide di cambiarle faccia (plagio a GOT?). Per essere precisi, l'intero personaggio di Mia è plagiato da Arya Stark: l'aspetto trasandato e non propriamente bello, il carattere irascibile, le esperienze di vita che porteranno entrambe ad essere assassine, è tutto uguale. Poi qualcuno mi dovrà spiegare perché, nel momento in cui abbiamo la benedizione di avere un personaggio femminile che fa davvero affidamento sulle sue abilità, dal momento che il suo aspetto non è DAVVERO tutto sto granché, le cambiano faccia: lo avevano fatto con Yennefer nella serie di The Witcher, lo stanno facendo anche qui, come se tutta l'abilità di una donna (o almeno il 90% del suo talento) stia nel suo aspetto fisico.
I dialoghi, poi sono lenti, pesanti, legnosi. La maggior parte sono poco realistici (non tutti, più sono brevi e "ad effetto", più risultano imbarazzanti). Un esempio: "Jessamine sorrise. «Vuoi interrompere, Corvere?» «No, amore, voglio solo rompere… la tua mascella.»". Questo dialogo, credo, dovrebbe farti vedere quanto la protagonista è forte e cazzuta, a me ha fatto voglia di fare la stessa fine di Edipo alla fine della sua tragedia, chi sa sa. E il problema non sono solo i dialoghi, ma anche tutte le frasi a effetto sparse qua e là per l'opera. Un altro esempio: "Mia guardò dall’altro lato dell’aula in direzione di Jessamine, che lavorava accanto a Diamo. La rossa scoccò a Mia un sorriso velenoso come un infuso preparato da Ammazzaragni." Oltre al fatto che io ho sempre DETESTATO quando qualcuno si riferisce a una persona tramite il suo colore di capelli (o sei Verga che sta parlando di Rosso Malpelo o direi che si può anche evitare), ci rendiamo conto di quanto questa frase sia poco naturale e senza senso?
Poi, alcuni espedienti di trama (lo stesso scopo di addestrarsi per diventare assassini) puzza di cliché già visti un miliardo di volte. Devo ammettere che, dal momento in cui lo stile è migliorato, è stato più difficile per me non cadere nei "tranelli" di questa storia e non empatizzare con Mia a causa delle ingiustizie perpetrate nei suoi confronti, ma con un piccolo sforzo ci sono riuscita. E forse ci sono riuscita anche grazie all’enorme stupidità della protagonista, che, nonostante tutte le punizioni corporali a cui vengono sottoposti lei e Tric, continua imperterrita a commettere gli stessi errori ancora e ancora, come se godesse ad essere punita. E secondo me, considerando la leggerezza con cui compie certe scelte, a un certo punto è proprio così. Dulcis in fundo, e qui ho fatto un sacco di fatica a non mettermi a ridere, le vengono fregati degli appunti di Verità e lei si stupisce. E perché le sono stati fregati gli appunti? Perché lei deve infrangere il coprifuoco per la milionesima volta nel corso di circa trecentocinquanta pagine. E questa volta la scusa è sublime. Lei deve scopare. Quindi succedono un sacco di casini nella sua vita perché non sa tenere a freno le ovaie (Edipo Re back in action per me). A onor del vero si scopre che era tutto un inganno per eliminare uno dei suoi rivali avvelenandolo, però poi Tric fa la cosa migliore e più saggia che l'ha fatto entrare a pieno diritto nell'Olimpo di personaggi secondari che amo (e che avrebbero dovuto essere i protagonisti al posto dei protagonisti veri): la molla. Le dice una cosa del tipo "non voglio essere usato per i tuoi scopi, cià cià." Io mi chiedo perché gli autori non si rendano conto del potenziale che hanno i propri personaggi secondari e scelgano di inserire dei protagonisti così idioti...
Il colpo di scena di Ash, in cui si scopre che è stata lei la mente malefica dietro la morte di Carlotta, e l'omicidio di Tric (che mi ha fatto davvero molto male, dal momento che lui era il mio personaggio preferito, e ho fatto molta fatica ad accettare che effettivamente fosse morto), è stato davvero molto interessante e ha risvegliato il mio interesse. Interesse che però è durato poco, perché si va avanti davvero per troppo tempo a chiacchierare, chiacchiere che mi hanno fatto venire voglia di cominciare a saltare e pagine.
La tentazione di mollarlo arrivata appena al 12% è stata davvero davvero forte, ma ho stretto i denti e ho continuato, armandomi di molto coraggio.
Ho un'ipotesi riguardo l'andamento della trama, in particolare riguardo proprio al personaggio di Tric, ma aspetto di leggere i prossimi libri prima di costruire castelli per aria, dal momento che ogni volta che ho una teoria, per quanto fondata, se si rivela falsa poi ci sto molto male.
Questa recensione per ora finisce qui ma vi consiglio di stare sintonizzati se vorrete sentire la mia opinione impopolare riguardo questa saga che ha colpito positivamente molti lettori.
Tranne me, a quanto pare. Gli ho dato tre stelle perché ha dei guizzi di sanità nella trama, perché lo stile, soprattutto nella seconda metà, è buono (salvo alcune cose che proprio non mi sono piaciute) e, detto proprio fuori dai denti, ho letto di peggio. Però rimango comunque molto delusa dalla caratterizzazione dei personaggi e da un worldbuilding quasi inesistente.
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