lunedì 12 dicembre 2022

"Sorcery of Thorns": sì ma in realtà no

 

Titolo: Sorcery of Thorns

Autrice: Margaret Rogerson

Anno e casa di pubblicazione: 2019, Mondadori

Prezzo: €18,95

Genere: Narrativa fantasy, sci-fi Young Adult.






Lo ammetto, forse il problema è mio. Sto notando che in questi ultimi anni sto diventando molto insofferente persino nei confronti dei libri che mi sono piaciuti, e acida nei confronti di quelli che hanno anche solo una cosa che non funziona. Soprattutto nel genere fantasy, noto che è molto difficile soddisfarmi, sono riuscita a entrare nel blocco del lettore persino col terzo volume del Signore degli Anelli!

Quindi, posto che nessuna recensione va presa come il Vangelo perché grazie al Cielo siamo tutti diversi, questo libro mi ha lasciata molto stranita, e qui ve ne spiegherò i motivi.

La premessa è sempre la stessa, ovvero che questa recensione è più una "reaction" che una recensione vera e propria così evito di dimenticarmi le cose che leggo.

Il libro parte male. Parte proprio malissimo. Parte con un demone viene portato in un posto. Non sappiamo niente di questo demone o perché sia così pericoloso come dice una delle protagoniste della scena, non sappiamo niente del posto in cui viene portato se non che lì si allenano "i Guardiani", ma il narratore ritiene saggio informarci che il suddetto demone fa impazzire le persone, che la direttrice dell'istituto ha i capelli rosso fuoco, una spada dal nome imbarazzante e una cicatrice sul lato sinistro del volto che le va dalla tempia alla mascella passando per l'angolo della bocca (semicit-), cicatrice che le è stata causata da un mostro. Nessuno sembra sorprendersi che la gestione di uno dei demoni più pericolosi che vengono incarcerati in quella struttura vengano affidati a una novizia nemmeno diciassettenne. E io, arrivata a pagina 14, avevo paura che il demone, imprigionato in un libro, sarebbe stato il love interest della protagonista, Elisabeth, salvo poi ricredermi più avanti ma ci arriviamo dopo. Perché con ogni probabilità ci sarà un triangolo, ma non è questo il momento di parlarne (anche se gli argomenti di cui scrivere sono ben pochi, lo ammetto). Dunque, nonostante tutti gli spiegoni inutili (alcuni potevano essere pure carini, ma messi al momento sbagliato), come il colore dei capelli della direttrice, aspettano ben tre pagine per dirci la cosa più importante, ovvero che il demone è imprigionato in un libro, esattamente come il libro dei mostri di Hagrid. Io mi aspettavo una cosa che in realtà non era vera solo perché la descrizione è arrivata troppo tardi per impedirmi di pensare al contrario.

Arrivata al 9% mi sono conto che non sarebbe stato il demone (o quantomeno non quel demone, quello imprigionato nel libro) l'interesse amoroso della nostra amica Betty (il nome Elisabeth è troppo lungo quindi qui lo abbrevieremo, in confidenza), ma non ho fatto in tempo a tirare un sospiro di sollievo che facciamo la conoscenza di un mago con un nome clichèche, a quanto pare, è lo scapolo più conteso di Austermeer (cit vera del libro, ho dovuto combattere contro i conati quando l'ho letta): chiaramente sarà lui a suscitare l'amore della protagonista . Comunque in questo genere di libri non si sa mai cosa ti riserverà il futuro, fare previsioni è molto divertente ma allo stesso tempo molto rischioso.

In ogni caso Betty, come ogni protagonista di uno Young Adult che si rispetti, prende sempre la decisione sbagliata, con una tale precisione da mettere quasi paura. E con la scusa più banale di questo mondo, che nel novanta percento dei casi si riduce a "non c'è tempo per prendere la decisione giusta quindi faccio di testa mia".

La quantità di frasi "sbagliate", che stonano un sacco col contesto, poi, è imbarazzante. Esempio veloce per capire di cosa stiamo parlando. Al capitolo sei, quando Betty viene prelevata dalla sua cella per essere trasportata non si capisce bene dove ed essere interrogata dai maghi, si incontra con la sua migliore amica e le dice "ti scriverò". Ma in quale universo, esattamente, tu sei convinta di avere il tempo di scrivere una lettera a una persona quando devi essere torturata con l'accusa omicidio e tradimento?

In generale, nell'arco dei capitoli, sembra perdersi via l'obiettivo della storia, ovvero lei che deve provare a scagionarsi dalle accuse (okay, di base è un pretesto debole, ma stiamo pur sempre parlando di uno Young Adult, non possiamo avere troppe pretese): soprattutto nei primi capitoli, lei sembra vivere gli eventi che hanno STRAVOLTO LA SUA VITA come se stesse andando in villeggiatura. Prova a ferire il mago che la sta scortando, i tre (perché in mezzo c'è anche il servitore di lui) si fermano alla locanda, lei si concentra sul fatto che lui abbia le maniche della camicia arrotolata (in questo caso non posso darle torto, lo ammetto). Addirittura il maggiordomo si preoccupa per lei quando vengono attaccati da un'orda di demoni (anche non ho capito bene quanti fossero, potevano essere due come potevano essere cento) che attentano alla sua vita. Come se dovesse importargliene qualcosa se lei vive o muore, dato che, ripetiamo tutti in coro, lei dovrebbe essere accusata di omicidio e alto tradimento o qualcosa del genere. Invece no, anzi, dopo il fatto dei demoni lei diventa anche una specie di eroina grazie a un articolo di giornale scritto da qualcuno che ha assistito alla scena di lei che si batteva per uccidere -o quantomeno stordire- i demoni che li avevano attaccati. Così, de botto. Senza senso. Comunque, in un modo o nell'altro, lei viene scagionata, e a questo punto ci si aspetterebbe che lei venisse rimandata indietro alla Grande Biblioteca, dato che non ha più nessuna ragione di essere allontanata da lì, no? Invece no, lei deve essere la protagonista badass che deve innamorarsi di Natha... scoprire il colpevole dell'omicidio della Direttrice, chiedo scusa. E avere a che fare col riccone pacchiano che fa tutto il gentile ma invece si rivela essere il villain della situazione, bruciandosi il colpo di scena (che avrebbe potuto essere quasi carino) nell'arco di un paio di pagine.

E ho dimenticato di menzionare come lei, da brava protagonista di uno YA, inciampi con una frequenza superiore alla norma: in una ventina di pagine scarse inciamperà almeno cinque o sei volte, per essere salvata da Nathaniel (... ma possibile che i bellocci si chiamino tutti Nathaniel?) o dal suo maggiordomo, Silas. E, sempre come ogni brava protagonista degli YA, è stupida come le capre. Per esempio, quando un giornalista (giornalista?) le chiede, riferendosi a Nathaniel: "Lui le ha già dichiarato le sue intenzioni?", lei risponde: "Magari. Già capisco la metà di quello che dice. Conoscere le sue intenzioni mi sarebbe di grande aiuto." Stupida come le capre. Senza offesa alle capre.

Gli aggettivi vengono usati in maniera sbagliata, aggiunti dove non andrebbero, come quando Betty dice: "Prevaleva invece un senso appiccicoso di diffidenza, e l’aria puzzava di cera per legno e muffa." In generale lo stile è parecchio confuso, vengono inserite metafore e perifrasi messe lì apposta per allungare il brodo, per tirare alla lunga. D'altra parte, perché scrivere un libro di 250 pagine quando puoi farlo di 440?

Sul finale ho iniziato a saltare le pagine perché non si faceva altro che chiacchierare sul nulla cosmico. Quel poco che ho letto non ve lo spoilero nel caso in cui abbiate voglia di leggerlo ma mi pare inutile specificare che gli ho dato due stelle, salvando solo il personaggio di Silas che è stato il mio preferito perché ha portato un po' di sanità nel circondario.

Nessun commento:

Posta un commento