Titolo: La mesmerista
Autrice: Sara Simoni
Anno e casa di pubblicazione: 2022, Acheron Books
Prezzo: €15,00
All'inizio pensavo che a questo libro avrei dato volentieri cinque stelle. Mi piaceva il personaggio di Lena, le sue reazioni alle complicazioni che le si paravano davanti, la sua eleganza nel destreggiarsi in un mondo di uomini in guerra. Però dopo le prime pagine ho notato subito che le descrizioni erano molto "legnose" e scolastiche, come se fosse stato fatto copia e incolla degli esercizi di un manuale di scrittura creativa. I guizzi purtroppo sono pochi, e quando ci sono contribuiscono a rendere la lettura molto piacevole e scorrevole. Un'altra critica la devo fare, in tutta onestà, alla chimica tra i personaggi. Gli eventi sono tutti troppo affrettati, i personaggi non hanno modo di approfondire le loro relazioni e, considerando che è previsto un seguito, io avrei preferito che il ritmo fosse un po' rallentato per dar modo ai personaggi di conoscersi meglio tra loro e farsi conoscere meglio dai lettori, di modo che potessero affezionarsi meglio alle loro vicende. A tal proposito mi ha dato non poco fastidio che la storia di Lena fosse così poco approfondita. Sappiamo che la sua famiglia è stata arrestata in un momento in cui lei non c'era, e sarebbe stato un punto di partenza molto interessante per approfondire quello che succede ai mesmeristi che vengono arrestati, magari mostrando le violenze che subiscono e far assumere al libro una nota più dark, ma la faccenda cade nel vuoto e non sappiamo quasi più niente. Ho letto di fazioni che parteggiano per Bastiano o per il detective Doria, ma per quanto mi riguarda il "problema" non sussiste, dal momento che il poliziotto mi sembra il personaggio più interessante, quello più complesso e caratterizzato meglio tra i due, ma questo è un puro gusto personale. Non c'è un minimo di tensione tra Lena e Bas che spinga il lettore a shipparli, le descrizioni delle loro personalità sono molto basilari, spesso ridotte a un "a lui piace leggere e lei è una paesanotta annoiata dalla cultura" (parafrasi mia, ma il succo è quello) e proprio per questo appiattimento delle personalità dei due si percepisce poco la differenza tra il punto di vista di uno e quello dell'altra. Non fraintendetemi, pur così mi sono piaciuti entrambi, solo avrei preferito che fossero sviluppati un po' meglio, ma in poco più di trecento pagine vengono inserite talmente tante informazioni che lo spazio lasciato all'effettivo sviluppo dei personaggi è poco. Tranne Doria che è il mio preferito, Spesso i personaggi vengono colti dalla "sindrome di Dante", ovvero la tendenza troppo frequente a svenire, avere mancamenti e giramenti di testa quando non si sa bene cosa fargli fare (mesmerismo a parte). Da ultimo, una delle cose che più mi ha infastidito è l'ambientazione che è quasi inesistente. Il fantasy italiano in generale fa molta fatica col worldbuilding e nella fattispecie in questo romanzo non sento per niente il "peso" dell'ambientazione. Le città in cui si svolge la narrazione sono note ma al tempo stesso anonime, non vengono descritte proprio per niente, l'ambientazione temporale è insipida, il romanzo poteva essere ambientato negli anni '20 come ai giorni nostri e sarebbe cambiato poco. Nota di merito va al sistema magico innovativo e che mi ha affascinata parecchio. I miei studi per tesi di laurea triennale hanno incrociato, seppur in maniera tangenziale, quelli di Mesmer, e quindi ne sono inevitabilmente affascinata, soprattutto grazie a certe descrizioni (uno dei guizzi di cui parlavo prima) che vengono fatte. La spiegazione finale sui poteri di Bas e la lettera di Ottavio mi è piaciuta molto, anche se il "colpo di scena" era abbastanza prevedibile, facendo risollevare il personaggio di Lena da quel baratro di piattezza in cui ha rischiato più volte di precipitare nel corso del romanzo. Sono rimasta incollata alle pagine, non riuscivo a smettere di leggere per scoprirne di più. Le premesse per un buono sviluppo di questa storia ci sono eccome, per questo gli ho dato tre stelle.
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