Titoli: Il bacio dell'angelo caduto (1); Angeli nell'ombra (2); Sulle ali dell'angelo (3); L'ultimo angelo (4).
Autrice: Becca Fitzpatrick
Anno e casa di pubblicazione: 2015, Piemme
Prezzo: €20,00
Per questa recensione faccio le cose in grande, perché ho deciso di parlare di ben quattro libri in un colpo solo. Questa saga me la sono letta in tipo una settimana, non riuscivo a metterlo giù. Ma se questa frase, di solito, ha connotazione positiva, segno che un libro ci è piaciuto, in questo caso non sono proprio sicura che sia così: la me quindicenne, seppellita ancora nei meandri del mio cervello, scalpitava per uscire e obbligarmi a valutarlo almeno quattro stelle, mentre la voce della mia coscienza mi vessava per essere impietosa e mettergliene una. Alla fine ho scelto un compromesso e questa saga se ne becca due tonde tonde per direttissima, così sia il mio cuore che la mia mente sono in pace.
Ma che cos'è che non funziona in questo libro (perché le cose che funzionano sono pochissime e possono essere riassunte con una parola: Patch)? Innanzitutto la protagonista, Nora, che è la solita protagonista sciacquina. Per amor di cronaca lei qualcosa di diverso ce l'ha: le piace studiare, sì, ma anche truccarsi, andare a fare compere di vestiti e, invece di citare a sproposito Shakespeare e Jane Austen, le piace ascoltare Chopin. O almeno così ci dice lei, dato che non ci viene mai data prova della sua passione per la musica classica, a parte qualche allusione qua e là. In comune con le protagoniste sciacquette invece ha la matematica abitudine di essere una rompipalle clamorosa e di ficcarsi nei guai da cui Belloccio (che qui come detto si chiama Patch) dovrà salvarla. La trama poi non ha un minimo di guizzi, i conflitti si creano e vengono risolti con uno schiocco di dita, non c'è un minimo di tensione né tra i personaggi né a livello di avvenimenti che ti porti a voler sapere come va avanti e se si continua a leggere è per pura curiosità di sapere fino a che livelli di assurdità si arriverà e soprattutto quali scuse si inventerà Nora per allontanarsi da Patch e creare una sorta di slow burn per tirare la storia alla lunga. Perché alla fine sappiamo che l'obiettivo degli young adult è questo: la ship. Tutto il resto è marginale. Il problema è che, pur rimanendo uno YA, qualcosa da cui non aspettarsi particolari ricerche stilistiche, sarebbe comunque stato molto più interessante se ci fosse stata una ricerca più approfondita sugli angeli, sulle gerarchie celesti e sulla religione, in modo da far capire un po' meglio il worldbuilding al lettore. Invece vengono dette due cose, probabilmente studiate a catechismo o prese da Wikipedia, e l'argomento si chiude lì. Quello che dovrebbe essere il centro della vicenda viene relegato a margine perché al centro c'è, come già detto, la storia d'amore impossibile tra Nora e Patch, allungando il brodo di una vicenda che poteva essere raccontata in due libri, volendo essere generosi. Dal punto di vista stilistico, ho sempre detestato i romanzi scritti in prima persona, soprattutto se il prologo è scritto in terza persona. E indovinate un po'? in questo libro il prologo (i prologhi) sono scritti in terza persona mentre il corpo del romanzo è raccontato dal punto di vista di Nora. Stare nella sua -non troppo brillante- testa per quattro libri è stato angosciante, credo che un mio gruppo neuronale abbia subito danni per colpa di tutti i suoi strilli, sospiri e pensieri sconnessi.
Per concludere, c'è un altro elemento che caratterizza questa saga che mi ha lasciata basita: le sensazioni olfattive. Patch passa dal sapere di sigaro, alla menta, alla terra bagnata, e poi ancora ruggine, zucchero filato stantio e acqua fetida, bagnoschiuma alla menta e pepe nero eccetera. Il mio cervello sta ancora cercando di elaborare a tal punto che non mi vengono in mente nemmeno delle battute da fare.
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