lunedì 24 aprile 2023

“La figlia dei due mondi” di Ilaria Pernigotti

 Titolo: La figlia dei due mondi

Autrice: Ilaria Pernigotti

Genere: fantascienza, narrativa per ragazzi








Premetto subito col ringraziare l'autrice per avermi concesso di leggere il loro romanzo, perché mi hanno permesso di approcciarmi a un genere che ho sempre studiato da lontano senza mai effettivamente avere il coraggio di leggere niente a riguardo.

Ciancio alle bande partiamo con la recensione vera e propria.

Questo libro nasce grazie alla passione profonda dell'autrice per Star Trek, soprattutto per la serie originale, passione che l'ha portata a creare anche il suo alter ego, T’Ile Cha Sarek.

Per mio gusto personale, devo ammettere il prologo non mi ha fatta impazzire. Se la storia si sviluppa in maniera interessante e accattivante, non ho capito molto bene il senso di mettere un prologo in cui la protagonista rompe la quarta parete per elencare ciò che il lettore incontrerà nel corso dell’opera, le regioni che si vedranno, i paesaggi, eccetera, il tutto messo come elenco puntato, a lista della spesa. Dal primo capitolo parte la storia vera e propria, ci viene presentata l'ambientazione e ci viene data un'indicazione temporale. Lo stile della storia è molto evocativo, le scene che riuscivo a figurarmi erano molto vivide, forse un po' troppo scolastico in alcuni punti (descrizione di un luogo-dialogo-descrizione di un’espressione di uno dei personaggi; descrizione di un luogo-dialogo-descrizione dell’espressione di uno dei personaggi; e via dicendo), ma considerando che è un esordio direi che è eccellente.

Il lavoro fatto sul worldbuilding, sull’aggiunta di pianeti al sistema solare e alla nostra galassia, è a mio parere molto profondo e si vede, è la parte che, per sintetizzare, ho preferito di più del romanzo. In particolare la storia del non mostrare emozioni in pubblico per essere considerati rispettabili e il fatto che riuscire a non mostrare emozioni in pubblico è considerato un vanto, qualcosa di cui andare fieri  secondo me è molto interessante. Tornando sullo stile, però, c’è da dire che a proposito di certe descrizioni non mi ha fatto impazzire l’idea che siano state messe tra parentesi in mezzo al testo delle “note” che danno al lettore delle precisazioni riguardo ad alcuni punti più ostici (per esempio la scelta del nome della bambina o la descrizione del simbolo KA-BOMÌFA).

Ho qualche riserva anche per quanto riguarda la struttura dei capitoli: il primo è in terza persona e segue le vicende di Kelas (tra l'altro, piccola divagazione, ho amato la frase "Entrambi si erano accorti che il calore umano, composto da una varietà caleidoscopica di emozioni, era qualcosa di unico, e di quella unicità si erano innamorati", è molto bella), mentre il secondo segue le vicende di Lea ed è raccontato da lei in prima persona. Questa è onestamente una scelta stilistica che non ho capito, e non ho capito molto bene il nesso tra i due capitoli: nel primo ci viene detto che la bambina riceverà un'istruzione terrestre e che i genitori di Kelas non volevano avere più niente a che fare con lui, mentre nel secondo ci viene detto che la bambina conosce i nonni e che è con loro in rapporti molto buoni. I dialoghi sono piuttosto rigidi, quindi in un paio di battute veniamo messi a parte della morte dei genitori della bambina. Avrei preferito qualche battuta in più o quantomeno avrei preferito conoscerli meglio prima di sapere che erano morti, o quantomeno sapere come e perché erano morti. Una volta superato lo scoglio dei primi capitoli, quando ci si è abituati al cambio di narrazione la trama comincia ad avviarsi e diventa molto godibile, a meno di alcuni dialoghi eccessivamente pomposi. Si riesce a percepire molto bene la mentalità di una bambina molto piccola che si ritrova in un ambiente a lei estraneo, che conosce solo per sentito dire e nel quale lei dovrà abituarsi a vivere. Discorso diverso è per Ashtar, che è comunque un bambino, ma p cresciuto su Keid, e qui onestamente non ho capito se i termini pomposi che spesso gli sentiamo pronunciare (come la frase "Sì, l’ho vista, ma manca ancora un’ora di cammino, e ora che il sole è sorto ci sono elevate probabilità che tu inizi a lamentarti di avere caldo, sete e altri bisogni da espletare. [...].") siano frutto dell'educazione rigida che ha ricevuto o altro; non avendone la certezza ed essendo questi termini comunque sporadici, risultano stonare leggermente. Un altro indice di uno stile ancora acerbo è rappresentato da lunghi paragrafi in cui un solo personaggio parla, e di alcuni elementi sull’inno nazione della voce (risate e quant’altro) che vengono specificati direttamente in un dialogo invece di essere indicati a margine (nell’esempio della risata, viene detto “ahahah” invece di dire, una volta conclusa la battuta, “dissi, ridendo”). Segnalo, tra gli altri, anche un piccolo errore di editing a pagina 90, in cui si è andati a capo in mezzo a una frase.

La storia di Lea rimane comunque interessante nel momento in cui lei si impunta a comportarsi come le era stato insegnato per tutta la sua vita prima di approdare in un pianeta straniero alla morte dei suoi genitori, nonostante tutti i tentativi da parte della sua nuova famiglia per provare a "correggerla". È giusto che si comporti così, a volte potrebbe sembrare un tantino esagerata, ma comunque bisogna ricordarsi che ha cinque anni all'inizio della storia, e chi è quel bambino di cinque anni che accetta di buon grado le imposizioni da parte di adulti estranei (a maggior ragione se provano a obbligarlo a non provare emozioni)? Ho amato particolarmente il rapporto che si sviluppa tra Lea e Ashtar. Dapprima è difficile, sono due bambini estranei che vedono la loro vita stravolgersi completamente da un giorno con l'altro, ma poi sviluppano un rapporto di complicità fraterna che va oltre la bigotteria degli adulti e mi ha genuinamente addolcita. Un ultimo appunto riguarda il conflitto finale, quando la simulazione di Lea all'accademia viene sabotata e i due responsabili vengono processati e, presumibilmente, espulsi, si crea e viene risolto un po' troppo in fretta per i miei gusti. In generale avrei preferito che i tempi venissero dilatati un po' di più, ma in generale ho apprezzato moltissimo leggere questa storia.

In sintesi a me è una storia di ribellione e di auto affermazione, molto carina seppur con qualche imprecisione.

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