Autrice: Ilaria Pernigotti
In questo secondo volume della dilogia "le avventure di Lea" ritroviamo la nostra protagonista nel punto in cui l'avevamo lasciata alla fine del primo libro, alle prese con un processo e con le sue ripercussioni.
In questo secondo volume ho trovato lo stile più maturo, più consono al tenore dell'opera e anche alla maturità raggiunta dalla protagonista.
Anche le avventure narrate in questo secondo capitolo sono molto più accattivanti, a mio parere, forse, come dicevo prima, anche perché l’età della protagonista fornisce una portata d’azione molto maggiore rispetto al precedente, dove all’inizio Lea aveva appena cinque anni. Okay, non che a tredici anni una persona sia tanto più matura, ma inizia a ragionare in maniera diversa, e questo cambiamento è rappresentato bene, soprattutto ho apprezzato lo sviluppo del rapporto con la madre adottiva, Artemisia.
Soprattutto nella prima parte ci sono dei salti temporali un po’ troppo affrettati, per i miei gusti, quando passano settimane nell’arco di poche righe, ma la narrazione si assesta abbastanza, per quanto rimanga in parte la fretta di raccontare molte cose nel più breve lasso di tempo possibile (errore che ahimè si strascica dal libro precedente).
Lea, una volta diplomatasi all'Accademia, deve affrontare nuove sfide per dimostrare di valere qualcosa e per uscire dall'ombra di Ashtar, che a sua volta non vuole avere a che fare con lei per fare una buona impressione sui suoi superiori. Deve fare i conti con la superbia dei superiori (di un superiore in particolare) che la vessano per colpe che non ha, per misfatti che non ha commesso.
Una nota di merito enorme, che raramente ho visto rispettata da un autore (o autrice, in questo caso) emergente, è l'accordo dei participi, spesso si tende a mettere un finale più "neutro" (per quanto sia possibile farlo in italiano), dicendo cose del tipo "ti ho visto", "l'aveva quasi ucciso" eccetera, anche quando si parla di donne, invece qui si usano coniugazioni corrette, dicendo "dove ti avessi già vista" eccetera, e questa cosa, che a molti può sembrare di poco conto, a me ha fatto molto piacere. Inoltre sono state tolte le date e gli orari all'inizio di ogni capitolo, come invece succedeva nel libro precedente, che magari possono funzionare bene in un film, ma in un libro possono essere gestite in maniera diversa, più "sottile", come infatti accade in questo volume.
Come già avevo notato nella precedente opera, l'elemento fantascientifico, dal worldbuilding alle tecnologie avanguardistiche, alle nozioni più "tecniche" sul funzionamento di una navicella spaziale sono molto ben curate, dando una sensazione di realismo alla vicenda.
Per quanto Ashtar fosse in alcuni punti un personaggio oggettivamente detestabile, credo sia stato il mio preferito, poiché era il più complesso dal punto di vista psicologico e caratteriale, una versione "migliorata" in alcuni versi, della stessa Lea, che dal punto di vista prettamente biologico era sullo stesso piano del fratello, ma che a causa della giovane età e del carattere testardo e meno remissivo (almeno apparentemente) di quello del ragazzo risulta spesso "esagerata" (volutamente esagerata, si capisce).
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