Avrei preferito che questo romanzo fosse scritto in prima persona. Sarebbe stato fighissimo avere uno sguardo puramente soggettivo dal punto di vista di Arthur, essendo l’autore del libro e dei personaggi le loro personalità e caratteristiche sarebbero state filtrate comunque dai suoi occhi.
‘Marty, Marty, ma a te i romanzi in prima persona non piacciono!”
Non è vero che non mi piacciono, mi rendo conto che siano più semplici da scrivere e soprattutto se l’io narrante è costruito bene può dare vita a spunti interessanti di riflessione. Quindi in questo caso rendere Arthur l’unico protagonista indiscusso sarebbe stato un valore aggiunto per quello che mi riguarda. Infatti ho trovato che i personaggi non fossero stati sviluppati al pieno delle loro potenzialità, a parte Arthur e, solo in parte, Thorn e Will (ovviamente Will è il mio preferito, i personaggi intelligenti e con una vena di comic relief alla Jesper Fahey avranno sempre il mio cuore). Quindi, per quanto di solito apprezzi una narrazione più "oggettiva" delle vicende, in questo caso mi sarebbe piaciuto di più avere una visione più parziale che, nella sua parzialità, sarebbe stata molto più efficace, diretta e "godibile". È un ragionamento contorto e io mi rendo conto di essere sofista, mi pento e mi dolgo.
Mi levo tutti i sassolini dalla scarpa in un colpo solo parlando di alcuni refusi che ho incontrato (errori di poco conto, nella maggior parte dei casi errori di battitura, a parte un "gli" usato al posto di lei/a loro), ma comunque erano una rarità. Per il resto le descrizioni erano molto vivide, spesso non mi rendevo nemmeno conto che stavo leggendo ma mi immaginavo la scena. Per questo ho "criticato" così i personaggi e ho sentito che se avessi avuto un punto di vista unico mi sarei goduta molto di più la narrazione.
Infine ho trovato un leggero squilibrio tra la prima parte (secondo me troppo affrettata) e la seconda, l'arrivo effettivo sull'isola del tesoro (secondo me eccessivamente lenta e prolissa, in cui vengono inseriti all'ultimo dei personaggi ai quali il lettore non riesce ad affezionarsi).
A proposito della narrazione ho trovato molti "espedienti narrativi" particolarmente riusciti (primo ma non per importanza il nodo che dà il via alla storia, l'ho trovato molto riuscito, originale e messo in scena molto bene) e ho amato com'è stata gestita la reazione di Arthur alla notizia che stava per morire e come viene ripresa nel corso del libro, i suoi incubi e gli attacchi di panico, ed è anche per questo che avrei preferito che il libro fosse raccontato in prima persona così da cogliere ancora meglio le sfumature della sua "condizione". Ho amato la dolcezza con cui è stata scritta la scena piccante, è semplice e per nulla volgare, mi è piaciuto com'è stata trattata.
In conclusione c'è quello che secondo me è il pregio più grande di questo libro, ovvero che lo stile evocativo mi ha permesso di visualizzare le scene che succedevano con nitidezza.
Se siete fan di sei di corvi e soprattutto se vi siete stancati di Oda che pubblica materiale di One piece con una lentezza angosciante allora potete leggervi questo libro e non ne rimarrete delusi.
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