La serie tv di tenebre e ossa mi ha insegnato una cosa importante: meglio scrivere l'articolo di recensione in corso d'opera, fresca del rancore che provo per questa storia e con le idee chiare ancora in testa.
Questa è la Marty che non ha ancora finito di leggere il libro che vi parla (per onor di cronaca l'ho a malapena iniziato) e che crede che avrà tante cose da dirvi.
In effetti una cosa, giusto per cominciare con il piede sbagliato, ce l'ho già da puntualizzare. Leigh non impara mai dai propri errori. Gli autori in generale che hanno ottenuto un boom di riconoscimenti, che sono osannati dalla massa e che hanno (almeno apparentemente) fatto pochi sforzi per affermarsi, in generale godono tutti dello stesso problema che qui chiameremo "il complesso dei paraocchi" (ogni riferimento che possiate cogliere alla Kuang o a Krisoff è da considerarsi voluto). Chiariamoci, ricevere le recensioni positive è sempre meglio che sentir demolire il libro per cui hai speso ore del tuo tempo, della tua creatività, a cui sei chiaramente affezionato non è bello. Però per me è più divertente scrivere le recensioni negative e credo che siano proprio queste che gli autori dovrebbero ascoltare per sapere cosa i lettori apprezzano e cosa no. Ma in questo caso la cara, buona, vecchia Leigh non ha imparato un bel niente, ha voluto farcire un mondo sottile come una pasta sfoglia fino a farlo scoppiare, e qual è il risultato? Personaggi piatti, scarni, che invece di progredire ed evolversi regrediscono e involvono, le vicende continuano a girare in tondo invece di andare avanti e il mondo ovviamente non si amplia. D'altra parte, se vuoi far girare la tua storia attorno a tre stati in croce e a un'isoletta in mezzo al mare non so cosa ti aspetti che succeda. Tutti i personaggi possono essere descritti con un aggettivo che è uno e basta.
Proprio in virtù di questo pattume ho trovato Nikolai molto migliore come spalla che come protagonista di un'opera tutta sua. Chiariamoci rimane il mio personaggio preferito indiscusso, lo amo e lo venero con tutto il cuore. Però finché si trattava di salvare il fondoschiena ad Alina e sparare qualche sentenza andava bene, ma in quanto protagonista e re speravo che ci sarebbe stato un guizzo ulteriore adesso che lo vediamo in veste di re. Nel libro prima invece passava i tre quarti del tempo ad autocommiserarsi per il demone che iniziava a farsi più potente, mentre qui è ritornato il pirata sarcastico che ha salvato il posteriore ad Alina a metà "assedio e tempesta". Il re si vede poco. E quando si vede è una gioia per gli occhi, ma non si può far campare il re di frasi fatte del calibro di "io sono il re e se mi dite che sono un bastardo siete dei bugiardi o dei sempliciotti a cui hanno detto delle bugie". E so che non poteva dire apertamente "sì è vero sono un bastardo" ma dopo la trecentesima volta nell'arco di cinque libri che lo sentiamo ripetere dopo un po' diventa pure noioso continuare con questo siparietto. Pure Nikolai ce lo siamo giocato, vittima di una pessima scrittura tra frasi fatte e controsensi (cito da pagina 39: "I Suli non ti amano molto, vero?" "mi sa che non ne hanno motivo. Non dovrebbero vivere nella paura dentro i nostri confini. Non mi sono impegnato abbastanza per garantire la loro sicurezza." Io sto ancora aspettando che qualcuno mi spieghi cosa vuol dire perché giuro che nemmeno impegnandomi ho capito).
A tal proposito, speravo che ci fossimo finalmente liberati dei pov di Nina: già nel libro prima la sua utilità era molto limitata, quindi adesso che ha "assolto" il suo compito speravo che ce ne fossimo liberati. Invece no, è tornata a infestare i nostri incubi più profondi e ad annoiarci con le sue manfrine. Per questo io non ho letto nemmeno una pagina dei suoi pov, ho scoperto le cose che la riguardavano man mano che le scoprivano anche gli altri personaggi. Mi voglio troppo bene per sopportare una cosa del genere e mi appello a uno dei diritti del lettore di penna.
Mi hanno fatto molto ridere i tentativi di Leigh di creare un contesto geopolitico solido. Patti chiari, amicizia lunga, io non ne so più di lei, è per questo che ci rido su, ma si vede che chiaramente non avesse molta idea di quello che stava facendo. Come era già successo ad altri libri della saga, gira intorno alle questioni senza mai arrivare al nocciolo, ti dice cosa succede (ripetendo le stesse frasi per pagine e pagine) ma non ti spiega perché succedono. Nelle battaglie non si capisce niente di quello che succede, non per un voluto iper-realismo in cui l'autrice ha reso la confusione della guerra, ma perché le descrizioni sono frammentate, come se si fosse fatto un collage dei pensierini delle elementari.
Il redivivo Oscuro, poi, in 100 e passa pagine non si è ancora degnato di presentarsi. Sì, hanno incarcerato l'uomo che "contiene" il suo spirito (non mi ricordo il nome ma a quanto pare i libri del GrishaVerse fanno questo effetto a tutti: dopo cinque minuti che hai finito di leggerlo non ti è rimasto più niente impresso) ma a parte quello non sappiamo niente di lui. Non ci viene mai mostrato, non viene quasi mai nominato, c'è, ma se non ci fosse non cambierebbe niente alla storia. Collegato a lui, quando si degna di fare la sua comparsa, compaiono anche il diabolico duo, Mal e Alina. A quanto pare c'è anche un percorso di redenzione da parte del villain che, per carità, è sempre stato debole, ma qui si stanno toccando fondi che non credevo possibile.
Ma parliamo di David. A Leigh non bastava aver rovinato una coppia in "il regno corrotto", ma non contenta ha replicato la formula accoppando di nuovo l'uomo della situazione. Perché a noi gli uomini hanno rotto il cazzo.
'Marty, Marty, e i Corvi? Loro ti piacevano, no?' Vero, loro mi piacevano. E mi piacciono ancora, giuro (il fatto che li abbia demoliti malamente negli articoli sulla serie tv non fa testo, dimenticatevi per un momento che esistono), ma in primo luogo non capisco molto bene che cosa ci facciano in questa storia e poi hanno un ruolo molto marginale, affrettato, non hanno spessore e sembra quasi che la Bardugo ce li abbia messi per dare il contentino ai fan: i Corvi sono il suo capolavoro e questo sembra un tentativo disperato di risollevare una trama che viaggia in acque burrascose e disperate. Un fanservice della più bassa lega.
Ho leggiucchiato un pezzo del finale (no, non ci sono arrivata nel corso naturale degli eventi, ho dovuto saltare una cosa come duecento pagine in blocco unico per riuscire ad arrivare lì), onestamente ero affaticata, delusa ed esausta) c'è l'apertura a un possibile terzo volume di sei di corvi. Può starci? Considerato il finale di questo libro e il richiamo del Dio Denaro sì. Per forza. Non vuoi forzare il corso naturale degli eventi per guadagnare qualche spiccio in più perché la duologia era andata bene e avrai sempre una fanbase che ti seguirà ovunque vai, a testa bassa e coi paraocchi. Lo leggerò? La FOMO me lo impone, ma lo dico sempre che le recensioni negative sono le più divertenti da scrivere.
Ti aspetto al varco, futuro libro della saga più disastrosa dello scorso decennio.
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