mercoledì 17 gennaio 2024

"La casa sul mare celeste", T.J. Klune

La casa sul mare celeste : Klune, T.J., Gallo, Benedetta: Amazon.it: Libri

Non c'è niente di meglio di quando un libro ti fa dimenticare che stai leggendo. Quando, dopo un po' di tempo passato a leggere, guardi per caso il numero della pagina a cui sei arrivato e ti rendi conto che in realtà sono passate ore e hai letto qualche decina di pagine (io sono una lettrice lenta, quindi mi accontento di poco e voi non giudicatemi per favore). Quando invece vedi che il tempo scorre sì in maniera più o meno piacevole ma che invece di pensare alla lettura passi il tempo a guardare quante pagine mancano alla fine del capitolo e a rileggere interi paragrafi più e più volte perché non capisci cosa ci sia scritto, c'è qualcosa che non va.

Come al solito, questa è la Marty che il libro non l'ha ancora finto che vi parla, quindi è possibile che cambi idea nel corso del romanzo, ma ci sono delle cose che non funzionano.

Ma questo vuol dire che il libro non mi sta piacendo? Assolutamente no, i libri brutti sono altri e mi sto godendo lo stile leggero e ironico dell'autore, però ci sono cose che secondo me traballano un po', e sicuramente queste "cose" sono le descrizioni. Nelle prime pagine sono sì lunghe, ma vengono "spezzettate" da frasi brevi che reggono bene il ritmo di quello che sta succedendo, il problema sorge quando per due volte nell'arco di, forse, cinque pagine, queste descrizioni vengono stipate talmente tanto di dettagli che le acque si confondono, facendoti, come già accennavo all'inizio, rileggere le stesse tre righe più volte perché non si capisce più di quale di questi dettagli si stia parlando. Ho avuto come il dubbio che Klune fosse di nuovo un autore americano osannato fino all'inverosimile ma che i romanzi che scrive non c'entrano niente con me. A un certo punto le battutine inserite diventano nauseanti, i dialoghi si protraggono per righe e righe, a volte addirittura per pagine, senza arrivare mai a destinazione, e ogni volta che si chiede al protagonista se ha domande viene interrotto in maniera fastidiosa perché l'autore si deve essere reso conto che non poteva fare info dumping e quindi doveva trovare un modo simpatico per sfuggire all'impiccio che lui stesso aveva creato. Perché si sa che nel momento in cui si apre un buco di trama, il modo più comodo e veloce per liberarsene non è toglierlo, ma cercare di coprirlo e nasconderlo al lettore sperando che non ci caschi dentro a peso morto. Ecco, io ci son cascata dentro. Volevo vedere quant'era profondo e devo dire che non mi ci è voluto molto per toccare il fondo, perché poche pagine dopo al protagonista viene suggerito di leggere la busta che gli è stata consegnata e... dentro ci trova una serie di fascicoli riguardanti i bambini che dovrà assistere. Roba che avrebbero potuto dirgli i suoi datori di lavoro in cinque minuti ma che non gli hanno detto perché... beh a dire il vero non credo che ci sia un motivo preciso per cui non gli hanno detto niente, semplicemente si doveva pur allungare il brodo. Non le scrivi trecento pagine di libro se non allunghi il brodo (e invece questo paragrafo si è rivelato un errore perché il libro non l'ho finito, AHAHAH. È noioso, i personaggi sono dei quindicenni intrappolati nei corpi di persone con il triplo della loro età e non si percepisce quasi differenza tra i bambini di sei anni e gli adulti).

L'ironia del protagonista, impacciato e paffutello, all'inizio mi piaceva, se non fosse che a una certa diventa ridondante, stucchevole e fuori luogo, tendente all'autocommiserazione.

E poi avviene il fatidico incontro con il direttore dell'orfanotrofio, il signor Parnassus. E ovviamente è un colpo di fulmine. Perché se non sono gli adolescenti a sbavare, ringhiare eccetera gli uni dietro agli altri allora lo devono fare due adulti di mezza età che in teoria dovrebbero essere maturi abbastanza da sapere quando tenere la bocca chiusa per evitare che ci entrino le mosche. E questo, tra le altre cose, comporta a minare il realismo della storia. Lo dico per chiarezza, anche se sono sicura che non serva specificare cosa intendo), con realismo non intendo che rinnego magia e creature magiche, in un fantasy basato su questi due aspetti io voglio che ci siano e che siano ben strutturati. Intendo che i personaggi devono essere caratterizzati bene e devono avere reazioni coerenti con quello che succede nella loro vita. E qui spesso non l'ho trovato, purtroppo.

Inutile dire che la sentenza per me è impietosa: DNF.

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