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"𝔗𝔢𝔡𝔡𝔶 𝔢𝔫𝔱𝔯𝔞 𝔦𝔫 𝔠𝔲𝔠𝔦𝔫𝔞 𝔠𝔬𝔫 𝔲𝔫 𝔫𝔲𝔬𝔳𝔬 𝔡𝔦𝔰𝔢𝔤𝔫𝔬. È 𝔩'𝔦𝔪𝔪𝔞𝔤𝔦𝔫𝔢 𝔡𝔦 𝔲𝔫 𝔲𝔬𝔪𝔬 𝔠𝔥𝔢 𝔠𝔞𝔪𝔪𝔦𝔫𝔞 𝔞𝔩𝔩'𝔦𝔫𝔡𝔦𝔢𝔱𝔯𝔬 𝔦𝔫 𝔲𝔫 𝔟𝔬𝔰𝔠𝔬 [...]. 𝔗𝔯𝔞𝔰𝔠𝔦𝔫𝔞 𝔲𝔫𝔞 𝔡𝔬𝔫𝔫𝔞 𝔭𝔢𝔯 𝔩𝔢 𝔠𝔞𝔳𝔦𝔤𝔩𝔦𝔢, 𝔫𝔢 𝔰𝔭𝔬𝔰𝔱𝔞 𝔦𝔩 𝔠𝔬𝔯𝔭𝔬 𝔰𝔢𝔫𝔷𝔞 𝔳𝔦𝔱𝔞."
Questo è uno dei miei generi di libri preferiti. E non mi sto riferendo al fatto che è un thriller, non è un genere che mi capita di leggere molto spesso. Sto parlando del fatto che questo è un libro trash. Ma non un libro trash di quelli che si prendono sul serio, quei libri pomposi che ti stufano dopo tre righe. Questo è un libro trash inconsapevole, uno di quei libri che non vogliono farti ridere, ma che un sorriso alla fine te lo strappano comunque, con le loro descrizioni alla "fan fiction di Wattpad", in cui i periodi non vanno oltre la frase principale, in cui vengono descritti i vestiti di ogni singolo personaggio (markettah compresa) ogni volta che vengono cambiati, i colori dei capelli, degli occhi, di qualsiasi cosa su cui gli occhi della protagonista si posano, in cui gli aggettivi vengono usati a caso e si fanno tanti giri di parole intorno a concetti in realtà semplicissimi e vengono ripetuti gli stessi dettagli (irrilevanti ai fini della trama) ancora e ancora nell'arco di quaranta pagine per poi non essere più toccati.
Parto proprio da quest'ultimo punto. Un esempio lampante è la tossicodipendenza di Mallory: ci viene ripetuto ancora e ancora che ha un passato da drogata, ma all'effettivo non sappiamo quando è cominciata la sua dipendenza, come ha trovato il coraggio di rivolgersi a un centro per disintossicarsi, come ha vissuto l'astinenza, niente. Sappiamo solo che la droga le portava allucinazioni anche piuttosto pesanti ma la cosa muore lì. Ripercussioni che questa cosa ha sulla trama? Zero. Certo, lì per lì le costa quasi il posto come babysitter presso la famiglia Maxwell, ma quello è solo un pretesto per allungare un po' il brodo di qualche pagina e la vicenda muore lì, nel momento in cui Teddy, il piccolo protagonista della vicenda, stravede per lei (sulla base di cosa? Un'interazione di cinque nanosecondi in cui lei si finge interessata ai suoi disegni, ma lì va ancora bene, si sa che ai bambini basta poco per trovarsi a proprio agio con qualcuno). Come dicevo, ostacoli inutili che se non ci fossero stati non avrebbero cambiato niente.
Prima ho chiamato questo libro "fan fiction" e non ho usato questo termine a caso, perché i tropi sono gli stessi che vengono usati nel genere sopracitato. La ragazzetta acqua e sapone col passato tormentato, la famiglia all'apparenza perfetta che in realtà ha crepe molto profonde, fino ad arrivare allo stile: la prima persona singolare, accompagnata a tempi verbali coniugati al presente l'ho trovata una scelta piuttosto infelice (non solo perché io preferisco i romanzi in terza persona, ma soprattutto perché l'indicativo presente ti lascia poco spazio di manovra, è poco pratico e poco realistico perché implica che una persona stia "scrivendo" mentre parla e mentre vive le esperienze che sta vivendo); la continua rottura della quarta parete (che vorrebbe essere un espediente simpatico per farti entrare in sintonia con la protagonista ma che in realtà mi ha messo in corpo molta più rabbia del necessario), elenchi (che siano delle marche dei vestiti oppure della routine giornaliera della protagonista, ci sono continui elenchi non richiesti di qualsiasi cosa, e intanto la trama non procede). A rendere ancora più comico il tutto ci sono le onomatopee. Agli autori americani a quanto pare piacciono molto, parecchi libri di autori oltreoceano sono zeppi di questi espedienti narrativi. A cosa servono? A niente, sono brutti da leggere e non hanno molto senso di esistere. Se fossero cose che succedono una volta ogni tanto mi andrebbe anche bene, ma con la frequenza in cui compaiono qui non vedo mi sfugge il loro senso.
I personaggi sono strani. Hanno una personalità, ma i dettagli che sappiamo di loro sono totalmente irrilevanti all'andamento della trama, dalla tossicodipendenza di Mallory alla sua fede in Dio, Caroline e Ted e il loro pragmatismo, tutte queste cose dovrebbero essere i punti di forza della storia, il motore di tutto, invece è il contrario: i personaggi sono abbandonati alle vicende, in balia del fato e di eventi soprannaturali che forse esistono e forse no.
A tal proposito, mi ha infastidita non poco il fatto che si cercassero ipotesi "spiritiche" a ciò che succedeva, e soprattutto mi infastidisce il fatto che alcuni personaggi trattino chi non crede ai fantasmi come quello pazzo. Se l'obiettivo era farmi empatizzare con la protagonista l'effetto è stato molto deludente, purtroppo. Immaginati di essere una psichiatra e che un'estranea che conosci da circa un mese venga a dirti che tuo figlio parla coi fantasmi. Hai due scelte:
- spanichi: i fantasmi sono roba seria, meglio non infastidirli;
- sei una psichiatra, quindi una persona molto razionale. Ridi in faccia all'estranea e la tua vita prosegue come prima, tranquilla e in pace.
E questo è un vero peccato, perché questo è uno dei pochi libri che ho letto sapendo a che cosa andavo incontro, che ho letto con la convinzione che mi sarebbe interessato.
La parte "thriller" tutto sommato mi è piaciuta: è un po' trash e banalotta ma tutto sommato è riuscita nell'intento di inquietarmi e di mettermi addosso quel thrill che mi aspetto. E, per favore, sorvoliamo per un attimo sul fatto che spaventarmi è anche troppo facile (basta letteralmente che vi avviciniate a me di soppiatto e urliate "bu!" e io avrò un mini infarto).
Alla fine del romanzo si capisce che in realtà è tutto un gigantesco memoir che la protagonista ha scritto per lo stesso Teddy (non vi dirò la ragione per cui l'ha scritto, vi lascerò scoprire il finale e l'eventuale colpo di scena da soli) e da questo scaturiscono due problemi:
- la prima scena non ha senso di esistere. Non aveva senso di esistere nemmeno all'inizio perché alla trama non portava niente e poteva essere riassunta con "le droghe portano allucinazioni" (o hai uno stile particolarmente evocativo e riesci a scrivere un'allucinazione che ha senso di esistere o non lo fai), ma alla luce del fatto che questo libro è pensato apposta per essere letto da un bambino di cinque anni non capisco il senso di inserirla. Magari lo leggerà quando sarà più grande, okay, ma io non so se vorrei leggere che la mia tata aveva le allucinazioni in cui i dottori le guardavano il culo. Sarò strana io ma eccoci qui...
- Questo problema è già più serio e scaturisce dal precedente. Se il destinatario della storia è Teddy, perché la protagonista infrange spesso la quarta parete indirizzandosi al "voi" dei lettori? Avrebbe avuto più senso usare il "tu" no? O forse è stato solo un errore di traduzione perché in inglese si dicono entrambi "you" (quindi era inteso col senso di "tu" ed è stato tradotto male in "voi") e poi gli editor non avevano sbatti di ricontrollare tutto, non lo so... in ogni caso questo è un errore abbastanza grossolano che per fortuna non viene ripetuto molto spesso.
Premio il "divertimento" che ho provato leggendolo (anche se ho iniziato a saltare qualche pagina, a un certo punto), ma c'è quasi solo quello. Per il resto c'è molto altro.
Fatemi sapere se a voi è piaciuto, se non l'avete letto correte a recuperarlo, poi tornate qui e ditemi la vostra.
"𝔄𝔫𝔶𝔞, 𝔩𝔞 𝔪𝔦𝔞 𝔞𝔪𝔦𝔠𝔞 𝔦𝔪𝔪𝔞𝔤𝔦𝔫𝔞𝔯𝔦𝔞, 𝔪𝔦𝔪𝔞 𝔲𝔫𝔞 𝔰𝔠𝔢𝔫𝔞 𝔢 𝔦𝔬 𝔩𝔞 𝔡𝔦𝔰𝔢𝔤𝔫𝔬"
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