La prima metà mi è piaciuta tantissimo. Ho trovato le premesse costruite molto bene, i personaggi accennati in maniera egregia e il mistero inserito in maniera progressiva ma costante all'interno della storia. Il tutto contornato da uno stile ottimo ti fanno venire voglia di scoprire come va avanti. E poi le atmosfere, gente... se sentite dire che l'Italia non si presta bene a libri fantasy, gotici o horror com'è questo il caso non credeteci, perché le ambientazioni di questo romanzo sono semplicemente perfette. Robbia risulta una città estremamente realistica pur essendo inventata, e anche tutto il contesto che viene inserito, mischiando realtà e fantasia, articoli di cronaca e romanzo l'ho trovato estremamente intrigante, così come l'indagine condotta dal protagonista, Lorenzo, e dal suo amico, il professor Magagna. Tutto sommato, anche se come vedremo poi ho qualche remora nei confronti di alcuni personaggi, ho apprezzato le sensazioni che traspaiono quando l'elemento gotico viene introdotto e il finale agrodolce (più agro che dolce) è stato a mio parere azzeccatissimo.
I "problemi" (metto le virgolette perché trovo che i parametri da considerare siano tanti, a partire dal fatto che questo è il romazo d'esordio dell'autore, per esempio) secondo me arrivano da metà libro in avanti: innanzitutto ho trovato il romanzo troppo breve per permettere alla vicenda di svilupparsi appieno, quindi il finale mi risulta un po' affrettato; in secondo luogo i personaggi rimangono a mio parere troppo statici, salvo per rari guizzi come il personaggio di Raffaella. Lo stesso vizio di Lorenzo con l'alcol viene gettato lì un po' così, non viene introdotto come si deve e viene ingigantito in maniera spropositata, salvo poi risolversi nell'arco di un paio di pagine. Va bene il trauma, ma avrei preferito che fosse una cosa un po' più graduale.
In conclusione questo romanzo è super approvato ed è stata per me un'ottima lettura estiva da portarmi sotto l'ombrellone.
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