lunedì 18 novembre 2024

"Mistborn: la legge delle lande": finalmente sono tornata a casa

Questo libro me lo sono trascinata dietro per mesi. Era un po' il mio elefante nella stanza (il vero elefante è un altro, quando si parla di Sanderson, ma cerco di convincermi che se evito di parlarne il problema sparirà, quindi facciamo finta che la Folgoluce non esista, almeno per ora).

Orsù, dunque, godiamoci il viaggio in questa tetralogia che l'autore stesso, nell'introduzione al romanzo, definisce un "incidente di percorso". Quando io ho degli "incidenti di percorso", normalmente finisco per farmi male. Sanderson scrive una saga "per sbaglio".

Leggere questo libro è stato un po' come tornare a casa dopo un po' di tempo che si è stati via. Alcuni elementi del paesaggio sono cambiate, le persone che conosciamo se ne sono andate e alcune cose sono cambiate.

Da una parte l'ho trovato un libro scorrevole (dal caro buon vecchio Brandon non mi aspettavo niente di meno), con alcune migliorie che sono state adottate dal punto di vista stilistico (tipo eliminare l'imprecazione "bloody hell", dal momento che un concetto di "hell" vero e proprio in questo universo narrativo non esiste), i soliti personaggi ben costruiti (per una volta faccio fatica a spiegare chi preferisco di più tra Wax e Wayne, entrambi hanno una chimica pazzesca che solo degli amici di vecchissima data che si sono salvati la vita a vicenda un numero incalcolabile di volte possono avere) e un sistema magico che viene approfondito ulteriormente. Ho amato come in ogni libro viene approfondito un aspetto diverso dei poteri magici di questo pianeta (in particolare qui vengono inseriti i twinborn, che in italiano mi pare che siano stati tradotti come duomanti, persone dotate sia di poteri allomantici che feruchemici), anche se ci sono numerose domande che non vengono approfondite, almeno per ora: per questo non vedo l'ora di leggere i seguiti per vedere come si evolverà la faccenda. Forse Sanderson si è voluto complicare la vita da solo, però il bello delle arti metalliche è che lasciano libero spazio a qualsiasi tipo di approfondimento, quindi sono curiosa di vedere cosa si è inventato nei prossimi romanzi.

Per una questione di pignoleria personale avrei voluto leggere un libro più lungo, invece "la legge delle lande" (non ho capito perché sia stato tradotto in questo modo, dato che il titolo letteralmente significa "la lega della legge", o "la legge della lega" se si vuole ripiegare per un titolo che abbia grammaticalmente senso, che avrebbe anche mantenuto un riferimento alle leghe metalliche, utilissime per gli allomanti, ma va bene comunque) è un romanzo molto breve, intorno alle trecento pagine, forse troppo breve, per cui ho percepito un senso di fretta che nei romanzi precedenti non c'era. Che poi per carità, quando si parla di Sanderson io procedo coi paraocchi, cerco di non vedere gli aspetti negativi della vicenda, però ho percepito questo primo romanzo come un esercizio di stile, non come un'introduzione a una nuova saga com'era stato per la prima trilogia. Anche il villain mi ha convinta fino a un certo punto: essendo la trama a mio parere un po' troppo debole, di riflesso lo è anche il cattivo, Miles. È come se gli eventi succedessero tutti di fretta per arrivare allo scontro con Miles, che ovviamente doveva soccombere, perché questa è la "Wax and Wayne saga" e i due protagonisti non possono morire nel primo libro se danno il titolo all'intera tetralogia, per questo leggere i suoi pov è stato un po' faticoso.

Come ultima stoccata avevo preparato una mia delusione riguardo il "Campione delle Ere", ma l'epilogo lascia molto ben sperare di ricevere qualche risposta (il mio patatone è tornatoooo).

Quindi, pur con qualche sbavatura, questo rimane un ottimo romanzo e non vedo l'ora di leggere i seguiti-

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