giovedì 26 dicembre 2024

"Urbis, città di pietra" le atmosfere perfette per un ottimo romanzo

 

Prima di cominciare questa recensione i doverosi ringraziamenti vanno all'autrice, Flavia Imperi, e alla casa editrice, Acheron Books, che mi hanno fornito una copia digitale del romanzo per poterla recensire.

Questo libro è tante cose. È un romanzo d'esordio, tanto per cominciare. È un fantasy, in secondo luogo. Ma soprattutto, è ambientato in Italia, a Roma, per la precisione. Per mandarmi in brodo di giuggiole ci vuole molto poco e questi tre elementi sono una buona base da cui partire. Se a questo ci aggiungiamo dei personaggi che ti colpiscono dritto nel cuore (ma quanto è tenerella Mia?) e sono nel limite del possibile innovativi si crea un effetto di partenza molto buono.

Una delle mie parti preferite di questo romanzo è l'atmosfera classica che viene ricreata, come l'antico si mescola al moderno e anche il concetto dei ferox (da quello che ho capito sono degli animali mutaforma, ma sono pronta a essere contraddetta) è parecchio interessante. La storia segue un doppio pov: quello di Ade, diminutivo di Adelmo, un adolescente che frequenta un istituto tecnico della città eterna che si ritrova invischiato in vicende più grandi di lui quasi per sbaglio (e per questo mi ha ricordato molto Jake, il protagonista della fiamma azzurra), e quello di Mia, una ferox che nella sua forma "standard" si presenta come una micina che un giorno perde una sua cara amica, Scilla, per mano di uomini che lei chiama "succhiaicore". La trama vera e propria parte nel momento in cui Ade viene invitato a una festa (che più che una festa a me ha ricordato il ritrovo di una setta) da parte di un suo vecchio amico. 

Mi levo subito un sassolino dalla scarpa, l'unico, per quanto mi riguarda, che ho trovato durante la lettura di questo libro: a me i prescelti non piacciono, quindi quando ho letto che Ade era praticamente un prescelto, uno il cui potere non compariva da quattrocento anni, ho visto questa situazione come un'occasione sprecata per scrivere un protagonista che deve farsi il culo per ottenere dei risultati e non che li ottiene perché ha un potere fighissimo e rarissimo. Un'altra cosa che non mi è piaciuta molto è stata la velocità con cui alcuni avvenimenti accadono: prima Ade prova a usare la magia per superare la prova che gli hanno sottoposto per essere ammesso ad Arcadia e fallisce, viene cacciato ma all'interno della stessa giornata, circa, riesce miracolosamente a padroneggiare il suo potere, aprire la porta, superare la prova e guadagnarsi il rispetto dei professori, anche di quelli inizialmente più scettici. Ha avuto l'aiuto di Mia, questo è vero, ma avrei preferito un po' più di calma nella narrazione degli eventi. Avrei anche preferito subito uno scontro tra Ade e sua madre, mi ha stranita che questo pischello prenda e si trasferisca dall'ITIS a una scuola d'élite così, senza dire niente a nessuno.

A proposito del potere, il sistema magico di questo romanzo si basa sull'icore, che qui non è inteso con il senso che conosciamo (credo) tutti di "sangue degli dei" ma è una sorta di energia che può fare un sacco di cose, creare campi di forza, ricaricare le bulle (dei gioielli, circa, capaci di creare arti fantasma, da quello che ho capito, se ho capito male venitemi a correggere) eccetera. Questo concetto è di sicuro il più interessante del romanzo e la sua realizzazione è efficace e precisa. Mi è piaciuto molto anche il rapporto che si viene a creare tra Ade, Chiara e Sandor, in particolare la ragazza, che prende a cuore il destino dell'amico del suo fratellastro e lo aiuta ad ambientarsi in un ambiente abbastanza ostile e competitivo a stecca, in cui riesci a rimanere a galla solo a discapito di qualcun altro.

Il punto di vista di Mia mi è piaciuto tantissimo per gli spunti di riflessione che offre al lettore sulla condizione degli animali e su come noi esseri umani non riusciamo a tenere le nostre manacce a posto quando si parla di natura. È attraverso il suo punto di vista che siamo portati a metterci in discussione e soprattutto a mettere in discussione l'impostazione della nostra società.

A infittire ulteriormente il mistero della storia c'è la sparizione di alcuni membri dell'accademia: sono tutti spontanei come Ade o discendenti da antiche famiglie di artisti, come la giovane Fontana, bisnipote del celeberrimo Lucio. Inizia quindi un'indagine condotta da alcuni studenti (gli adulti sono tropo bigotti per ammettere che c'è qualcosa che non va) per confermare le ipotesi di alcuni di loro.

In sintesi, al netto di qualche passaggio che mi sarebbe piaciuto se fosse stato spiegato un po' meglio e alcuni refusi ("fa niente" scritto "fa' niente", per esempio)

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