giovedì 16 gennaio 2025

"L'orso e l'usignolo": le buone premesse per un'ottima trilogia.

 

Questa recensione ho iniziato a scriverla dopo aver smaltito un po' la questione. Al contrario di quello che ho fatto l'anno scorso, ho deciso di prendere i miei "doveri" da blogger con più calma così da portare recensioni più puntigliose e qualitativamente migliori.

Per cui benvenuti nella prima recensione dell'anno nuovo, che è cominciato sorprendentemente bene, con questo young adult ben scritto, basato sulle leggende del folklore russo che ci trasporta in un setting un po' diverso dal solito, un'ambientazione poco esplorata: la tundra russa coi suoi inverni rigidi e le sue primavere un po' meno rigide (insomma), i suoi boschi popolati da spiriti della natura che proteggono il paese quando vengono sfamati e fanno i "dispetti" quando si sentono abbandonati.

Ho adorato tanti dei personaggi, tra tutti Vasja, diversa da tutte le protagoniste degli young adult perché è uno spirito selvaggio che la sua famiglia prova a ingabbiare in rigide regole dell'etichetta, ma anche Alëša che per una volta supporta sua sorella invece di stare dalla parte di quelli che la vorrebbero "uguale" alla massa. Che poi non è nemmeno il modo giusto di spiegare la situazione, perché essere "uguale alla massa" non è di per sé corretto. Dire che ognuno di noi è speciale a modo suo è come dire che nessuno lo è, però aspettarsi che tutti agiscano in un determinato modo quando si ritrovano davanti a una data situazione (come può essere in questo caso il presentarsi di un prete che vuole cristianizzare un villaggio ignorando gli spiriti che lo proteggono e una matrigna pazza che crede di sapere qual è il meglio per dei figli che nemmeno conosce perché non si è mai presa la briga di conoscere) solo perché molti reagiscono così è assurdo e controproducente.

Vasja si trova costretta a reagire a un mondo che non la tollera, e quando quei pochi intorno a lei che le vogliono bene e che ama iniziano a morire per l'ira degli spiriti del bosco, lei decide di abbracciare la sua natura: tutti la considerano una strega, e lei allora si comporterà come tale, schierandosi dalla parte degli spiriti della natura, con il benestare di suo fratello Alëša, contro il perfido prete. Ma non si tratta solo di uno scontro Natura-Umanità, è uno scontro della Natura contro se stessa, il bene contro il male, la stabilità contro l'evoluzione che rischia di far collassare un sistema già precario.

Alla fine la parte che sembra essere positiva (o quantomeno la "meno peggio") sembra trionfare e la conclusione apre a un worldbuilding molto più ampio, che esonda dalla tundra russa verso il mondo esterno e viaggi -potenzialmente- infiniti.

Non vedo assolutamente l'ora di leggere gli altri romanzi della saga, che sono certa mi regaleranno tante belle sorprese.

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