"Italia, futuro prossimo. Decenni di perfezionamento dei sistemi di cura contro il cancro hanno portato allo sviluppo di nuove forme iperaggressive in grado di sopravvivere ai loro stessi ospiti.
Gene Marano, ex divo del cinema d’azione, è reduce dalla burrascosa separazione con la moglie che lo ha lasciato quasi al verde. Ora vive nello squallore dei Muzik Rave Bar, tra droghe sintetiche, ritmi stroboscopici e prostituite a basso costo.
La scoperta di avere un cancro in fase terminale gli apre una nuova possibilità: facendosi sottoporre a uno degli interventi pro-bono della Neoplasm Inc, potrebbe diventare un neo-gladiatore della Morituri Fighting League, il reality di punta dell’azienda dove i convalescenti combattono contro i loro stessi cancri in arene costruite nelle location più iconiche del Bel Paese. Un modo non solo per salvarsi la vita, ma anche per tornare sulla cresta dell’onda e riacquistare l’amore del pubblico.
Dal Ponte sullo Stretto, alla colossale Madunina Showdown Arena, fino al Colosseo Restaurato, Gene dovrà sopravvivere per diventare campione della MFL, sotto l’ombra di un segreto che la Neoplasm stessa ha fatto carte false per non divulgare…"
Interessante, vero? Questa trama, insieme a una cura per i dettagli medici che denotano l'esperienza in questo campo, costituiscono i punti di forza del romanzo, un fantasy distopico e steampunk (splatterpunk, lo definisce l'autore e io riciclo il termine perché mi piace tanto).
Ma, lo avrete intuito dal mio tono, in questo libro c'è un problema, secondo me, e questo problema è lo stile. Da questo derivano una serie di altri problemi di cui adesso andiamo a parlare, ma di base lo stile è un po' farraginoso, soprattutto nella misura in cui il romanzo è molto sbilanciato tra le due parti, nella prima metà si perde un po' troppo in descrizioni inutili, in flussi di coscienza che in romanzi in terza persona è strano vedere, in dialoghi spesso troppo scurrili (non che a me dia fastidio, ma erano più le battute in cui erano presenti parolacce che quelle senza) e un sacco di refusi (davvero tantissimi, più o meno gravi che fossero). Il romanzo prende propriamente il via troppo tardi, solo a metà volume, ed essendo uno standalone rosico un po' al pensiero che poteva essere un ottimo romanzo rovinato dalla fretta di raccontare il nulla cosmico per pagine e pagine per poi condensare il mondo nella restante metà. Inoltre ho trovato il personaggio di Aly troppo poco presente quando in realtà era il personaggio più interessante tra lei e Gene, il protagonista maschile. E già che stiamo parlando dei personaggi, li ho trovati tutti troppo piatti, tutti parlavano con la stessa voce e tutti che vagavano senza uno scopo nella vita, quando in realtà il loro passato da malati di cancro avrebbe dovuto spingerli esattamente nella direzione opposta e dar loro una marcia in più per “sopravvivere”.
In sintesi, secondo me questo libro è un’occasione sprecata, che comunque intrattiene un po’ di più nelle scene più dinamiche ma si perde un po’ via sulla parte filosofica, appiattendo notevolmente la narrazione.
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