sabato 10 maggio 2025

"Sangue alla terra", un po' western, un po' mistery e un po' fantasy

 

Quando devo scegliere che libro leggere mi baso su tre criteri. Il primo è il genere: ce ne sono alcuni che apprezzo di più e altri meno, quindi sapere in che avventura mi vado a imbarcare di sicuro mi agevola. Il secondo: la copertina. Credo che il detto "non giudicare un libro dalla copertina" sia la cosa più sbagliata da dire a qualcuno. Innanzitutto perché l'oggetto libro vale quasi quanto il suo contenuto e se non servisse fare la copertina leggeremmo dei libri tenuti insieme da fogli bianchi, e secondo perché mi piace analizzare i dettagli e vedere in che modo compariranno nella storia (e poi diciamocelo, sono una persona frivola e voglio avere sulla mia libreria o nel mio Kindle dei libri belli tanto dentro quanto fuori). Il terzo punto è chi mi parla di questo libro. Se qualcuno mi dice "leggi questo libro, secondo me ti può piacere" (o magari anche in maniera indiretta qualcuno che seguo sui soscialz ne parla) io lo devo leggere, e da lì non me ne frega niente della trama, dei personaggi, del genere di chi ha scritto il libro.

Questo è esattamente cos'è successo con questo libro. A onor del vero qui partivo già un po' più prevenuta, dato che seguo -saltuariamente- l'autore su YouTube e apprezzo le analisi che fa dei libri che recensisce, quindi conoscevo già un po' meglio la sua mentalità e cosa pensa dei vari processi creativi, però resta il fatto che questo libro l'ho comprato a scatola chiusa e l'ho letto grazie a un GDL.

E devo ammettere che in questo caso il mio sesto senso ci ha preso. Come ho scritto nel titolo dell'articolo il libro mescola le ambientazioni del western, le atmosfere del mistery e la magia del fantasy.

Per quanto riguarda la struttura della storia, devo ammettere che gli sviluppi sono quelli che preferisco. La trama si "srotola" in poco più dei una settimana, quindi la narrazione è serrata, spiega tutto lasciando però qualche domanda qua e là che porta il lettore ad avere un ruolo attivo nella lettura, lo porta a sorprendersi e a porsi dei quesiti sullo svolgimento della storia, facendolo dubitare di chiunque, persino di se stesso, perché il sospetto che i vari personaggi hanno nei confronti del professor Cavendish-Bloom perché è un forestiero che peraltro si accompagna a un nativo americano sono gli stessi che il lettore, che legge la storia attraverso gli occhi di Roger, prova per loro. Chi è il nemico? Gli "indiani" (a tal proposito, inserisco questa specifica perché il GDL ha portato a delle riflessioni interessanti, so che il termine "indiani" agli occhi moderni è considerato giustamente sbagliato, ma visto il periodo storico in cui è ambientato il libro lo utilizzo anche io) che vivono nella foresta e venerano i lupi, parlando di "sangue giovane" che viene chiamato a sé dalla madre terra? Lo sceriffo che ha più pregiudizi che anni di età? Il giudice che è più alto che furbo? Sua moglie che a mio parere allunga un po' troppo le mani?

E poi ancora chi è Roger? Qual è il suo legame con Muto? Perché continua a esprimere dimostrazioni di affetto così espansive (chiariamoci non lo reputo sbagliato, leggete il libro e capirete cosa intendo) nei confronti di Roger?

La seconda metà libro è da cardiopalma, pur nella sua linearità: me la sono letta in un pomeriggio, non riuscivo a mettere giù il Kindle e sono certa che questo libro mi darà da pensare per un bel po'.

Questo libro però ha anche dei difetti. Pochi ma ci sono, e per onestà intellettuale devo parlarne. Per quanto mi riguarda, ho trovato che la soluzione di usare uno stile asciutto non si sia rivelata vincente soprattutto per quanto riguarda il finale. Se per un western investigativo più puro avrei accettato più volentieri uno stile che preferisce mostrarti le cose piuttosto che attaccare pipponi infiniti, col fatto che è stata inserita una componente fantasy avrei preferito qualche spiegazione in più. Non farò spoiler (e non farne è molto difficile per far capire che cosa c'è che non va di preciso, però spero di essere stata comunque chiara), però quelle trasformazioni e le interazioni finali tra i nativi e Roger potevano essere gestite un po' meglio.

in secondo luogo, mi ha stranita il fatto che Roger sente un bruciore alla mano per tutta la durata del libro ma che poi magicamente scompare. Per buona parte della storia il lettore è portato a credere che il professore abbia qualcosa di strano, vuoi per la mano che gli fa male, vuoi per dei sogni che fa, oppure ancora per delle cose che pensa. Invece ci si ritrova con un immenso buco nell'acqua, e se si fosse aggiunto qualche dialogo alla fine o qualche spiegazione in più sarebbe stato meglio.

I Teller, poi (e giuro che con questa concludo), sono stati un po' sprecati per quanto mi riguarda, dal momento che la loro utilità è soltanto per deviare il corso della narrazione per un capitolo o due.

Al netto di questi piccoli intoppi che si incontrano soprattutto sul finale, sono convinta che questo libro si meriti di essere letto e attendo con curiosità altre opere dell'autore.

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"Gemelle nel tempo", di Marilena Mazzilli.

  Ho letto questo libro per una collaborazione, quindi la doverosa premessa è ribadire un grazie immenso all'autrice per avermi proposto...

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