𝔏𝔞 𝔗𝔬𝔯𝔯𝔢 𝔰𝔬𝔳𝔯𝔞𝔰𝔠𝔯𝔦𝔳𝔢𝔳𝔞 𝔩𝔢 𝔬𝔰𝔰𝔢𝔰𝔰𝔦𝔬𝔫𝔦 𝔢 𝔩𝔢 𝔟𝔯𝔞𝔪𝔢 𝔡𝔢𝔤𝔩𝔦 𝔲𝔬𝔪𝔦𝔫𝔦 𝔢 𝔡𝔢𝔩𝔩𝔢 𝔡𝔬𝔫𝔫𝔢 𝔠𝔬𝔫 𝔲𝔫'𝔦𝔫𝔡𝔦𝔣𝔣𝔢𝔯𝔢𝔫𝔷𝔞 𝔠𝔬𝔰ì 𝔦𝔫𝔱𝔢𝔫𝔰𝔞 𝔡𝔞 𝔰𝔢𝔪𝔟𝔯𝔞𝔯𝔢 𝔡𝔢𝔩𝔦𝔟𝔢𝔯𝔞𝔱𝔞
Dopo la breve parentesi di "the arm of the sphinx" che ho letto in inglese, ho ripreso la lettura di questa saga in italiano.
E rinnovo il mio quesito che avevo posto nella recensione al primo volume, l'ascesa di Senlin: com'è possibile che non si parli di questa saga? Com'è possibile che la conosciamo in quattro gatti? Perché nessuno la legge?
Questa è una saga profonda, sorprendente, con uno stile delicato e dei personaggi pazzeschi. Non so nemmeno io che parole utilizzare per convincervi che questo libro vale la pena di essere letto. Perché questo libro vale la pena di essere letto.
Avvertenze varie: nella recensione ci saranno degli spoiler e il libro in sé tratta tematiche che sono belle toste come la schiavitù (in varie forme), matrimoni forzati, minacce di morte, tentate violenze sessuali. Quindi vale sì l'invito molto caloroso a leggerlo, ma mi rendo conto che non è adatto alle menti più vulnerabili.
Ora ciancio alle bande. Se siete sensibili agli spoiler ci ribecchiamo alla prossima recensione, per tutti gli altri, cominciamo.
Il libro comincia a Pelphia, uno dei (credo) regni centrali della Torre. Senlin è un fuggitivo, sotto il falso nome di Tom del Fango, e cerca di mimetizzarsi tra la folla usando un doppio falso nome. Deve fare la spia per conto della Sfinge, che lo tiene sotto scacco con la promessa di rivelargli dove si trova sua moglie se starà al suo gioco finché ne avrà voglia. Grazie alla Sfinge, le notizie riguardanti Marya sono sempre più solide e concrete, ma il fatto di non poterla contattare nonostante sia a portata di mano è dura per Senlin. Queste situazioni drammatiche in cui gli viene dato un ultimatum riportano alla luce il vecchio Thomas, che prende le decisioni impulsive senza pensare, e questa volta si vede costretto a lasciare indietro anche Edith, che nel corso delle settimane è diventata la sua bussola morale, quindi per lui è ancora peggio.
Anche perché, lasciato libero di agire, Senlin si comporta come un bambino capriccioso: la ragione e le sue esperienze pregresse gli suggeriscono di agire in un determinato modo, ma è un uomo anche lui ed è disperato: ha Marya a portata di mano, dopo mesi che la sta cercando, perché non dovrebbe rischiare tutto quello che ha costruito nel tempo per avvicinarla? Coglie tutte le occasioni che gli si parano davanti convinto di star facendo la cosa giusta e il fatto che non ci sia nessuno a mente fredda (l'assenza di Edith mi è pesata particolarmente, è uno dei miei personaggi preferiti e la sua chimica con Senlin è stupenda) a dargli consigli e a rimetterlo sulla retta via è stato faticoso. Ma, di nuovo, Senlin è umano, è sfatto dalla vita che ha condotto nell'ultimo periodo, lui nasce come preside di un piccolo paesino di mare e si è ritrovato a fare il pirata, è comprensibile e giustificabile. Magari dopo un po' inizia ad essere ripetitivo ma quantomeno è realistico.
Resta il fatto che Senlin sia un sottone e non riesce a farsi i fatti suoi per più di trenta secondi di fila, quindi in barba a ogni cautela riesce a incontrare Marya. E qui arriviamo a una scena che mi ha spezzato il cuore, perché Marya tenta in ogni modo di allontanarlo dicendo di essere felice con la sua nuova vita e cercando di spingere Thomas tra le braccia di Edith. Ma è davvero così o sta cercando di proteggere qualcuno dalle ire del suo nuovo marito? Per quanto ami Edith con tutto il cuore (come ho già avuto modo di dire in più occasioni), non posso ignorare la chimica che c'era tra Marya e Thomas nei brevi flashback del primo libro. Lui le fa quella che credo sia una delle dichiarazioni d'amore più belle che mi sia capitato di leggere, degne di un romanzo vittoriano, e io mi sono rifiutata di credere, dal primo secondo in cui ho visto Marya, di credere che lei pensasse davvero quello che ha detto. E capisco che la Torre ti cambia, che finisci per non essere più la stessa persona che eri prima di entrarci, è anche questo il punto della storia, lo so io, lo sapeva Thomas nel momento in cui ha cominciato a scalare la Torre e lo sa chiunque. Ma per una volta voglio illudermi che ci sia un lieto fine che non preveda un disastro totale. E questo bambini è quello che si ottiene ostinandosi a voler leggere dei mappazzoni fantasy che ti obbligano a mettere in dubbio la tua morale e in cui sai che andrà tutto inesorabilmente a rotoli. O guardi il lato positivo o impazzisci, o magari entrambi. Però mappazzoni fantasy che ti obbligano a mettere in dubbio la tua morale e in cui sai che andrà tutto inesorabilmente a rotoli sono belli. Io li amo e li cerco con un'ossessività che mette in dubbio la mia sanità mentale. Tutto ciò per dire che per una volta avrei preferito leggere un libro in cui la storia d'amore finiva bene per i due protagonisti, in un fantasy. Sono molto combattuta su questa cosa ma mi fido abbastanza dell'autore da sapere che prenderà la decisione giusta, qualsiasi essa sia, e non manderà in vacca una saga praticamente perfetta proprio sul finale. Anche perché c'è lo spettro di una minaccia che pende su Senlin, una minaccia che io non posso rivelarvi ma che mi ha messo ansia e speranza, nella sua semplicità. Voi non potete capire quanto io sia stata allo stesso tempo presa bene e angosciata da quel colpo di scena. Come dicevo prima, Senlin adesso è solo: non ha più nessuno, è separato dalla sua ciurma, mezza torre lo cerca perché ha derubato più o meno chiunque, quindi di nuovo si ritrova davanti al dilemma: cambia o soccombi. Le peripezie lo portano a unirsi al gruppo degli Sparvieri, gli schiavi che viaggiano attraverso la Torre passando per i corridoi tra i regni circolari e il muro esterno. Ci erano già stati annunciati già nel primo libro ma la loro presenza non era mai stata approfondita più di tanto. E la struttura di questo libro, ora che Tom è solo e deve di nuovo crearsi una cerchia di persone di cui fidarsi, mi ha ricordato quella del primo libro e mi ha reso la lettura più godibile rispetto al secondo.
Vengono approfonditi anche i rapporti tra altri personaggi, in particolare viene ampliato quello di Voleta, che stringe amicizia con Byron, “maggiordomo” con le sembianze di cervo della Sfinge. Lei viene inserita nella società di Pelphia per fare la spia per conto di Senlin, anche se ormai il piano è saltato, e lì ha modo di prendere altre bastonate dalla vita, come se non fossero bastate quelle che aveva preso fino a quel punto. Ci si doveva mettere dentro anche la tentata violenza sessuale e il tentato omicidio alla lista dei traumi.
E poi c'è lei. LEI. La mia dea, la mia anima gemella, mia moglie, mia madre, mia zia, l'unica, la sola, l'inimitabile EDITH WINTERS. Lei è il mio personaggio preferito a pari merito con Senlin. Anche lei è stata bastonata dalla vita e anche nel suo caso le bastonate ricevute non sono mai abbastanza. Quando credeva di aver sviluppato una sorta di stabilità nella Torre, arriva una bastonata secca tra capo e collo. Quando Senlin aveva dichiarato il suo affetto (magari non era amore, il suo cuore appartiene a Marya e non lo darà via così facilmente, ma comunque c'era tenerezza tra loro due) Marya ritorna in scena, una figlioletta al seguito e con tutta l'intenzione di scappare dal duca che si è trovata costretta a sposare, forte dei sentimenti che prova ancora per il suo vero marito. Ma Edith ha l'enorme dignità di aiutarla nonostante i sentimenti che prova per Thomas, o forse proprio per quello.
Il finale è un trip mentale, tra il risveglio di Voleta dal coma (nota frivola a margine, quanto sono carine Iren e Ann? Io sono innamoratissima di loro), Senlin che sembra apparentemente tornare da Marat con la coda tra le gambe (palesemente un modo per sopravvivere tra gli Sparvieri e alla fine rovesciare la gerarchia della Torre, non una reale fede nei confronti di una persona che l'ha quasi accoppato) e la tenerezza della ciurma di Edith che deve abituarsi alla presenza di Marya e della piccola Olivet.
Non vedo l'ora di leggere l'ultimo libro della saga, anche se so che poi mi sentirò un po' più vuota quando l'avrò finita.
𝕷𝖔 𝖈𝖔𝖓𝖋𝖊𝖘𝖘𝖔, 𝖆 𝖛𝖔𝖑𝖙𝖊 𝖒𝖎 𝖒𝖆𝖓𝖈𝖆 𝖖𝖚𝖊𝖑 𝖘𝖊𝖓𝖘𝖔 𝖉𝖎 𝖘𝖎𝖈𝖚𝖗𝖊𝖟𝖟𝖆, 𝖕𝖊𝖗 𝖖𝖚𝖆𝖓𝖙𝖔 𝖋𝖆𝖑𝖘𝖔 𝖋𝖔𝖘𝖘𝖊. 𝕸𝖆 𝖘𝖔 𝖈𝖍𝖊 è 𝖘𝖙𝖆𝖙𝖆 𝖑𝖆 𝖒𝖎𝖆 𝖆𝖗𝖗𝖔𝖌𝖆𝖓𝖟𝖆 𝖉𝖆 𝖊𝖗𝖚𝖉𝖎𝖙𝖔 𝖆 𝖕𝖔𝖗𝖙𝖆𝖗𝖒𝖎 𝖖𝖚𝖎. 𝕸𝖎 𝖘𝖊𝖓𝖙𝖔 𝖈𝖔𝖒𝖊 𝖚𝖓𝖆 𝖋𝖔𝖗𝖒𝖎𝖈𝖆 𝖆𝖙𝖙𝖗𝖆𝖙𝖙𝖆 𝖆𝖑𝖑𝖆 𝖕𝖎𝖆𝖓𝖙𝖆 𝖈𝖆𝖗𝖓𝖎𝖛𝖔𝖗𝖆 𝖉𝖆𝖑 𝖕𝖗𝖔𝖋𝖚𝖒𝖔 𝖉𝖊𝖑 𝖒𝖎𝖊𝖑𝖊. 𝕷𝖆 𝕿𝖔𝖗𝖗𝖊 è 𝖚𝖓𝖆 𝖉𝖔𝖑𝖈𝖊 𝖙𝖗𝖆𝖕𝖕𝖔𝖑𝖆.